Dopo la sentenza di Cassazione che rimanda per la terza volta alla Corte di Appello di Firenze per la determinazione delle pene sulla base delle attenuanti generiche, il disastro ferroviario di Viareggio rimane un binario ancora senza pace. Ripercorriamo allora brevemente la vicenda giudiziaria e la storia di quella che rimane una delle pagine di cronaca piĂą dolorose della nostra storia recente.
Il servizio di Sandra Salvato
E’ un binario che non finisce di incendiare quello di Viareggio, da quel maledetto 2009, costato la vita a 32 persone. Su ciò che rimane, il dolore dei familiari delle vittime, dei superstiti, è passato un convoglio di pronunce, ricorsi, impianti accusatori, ma non è ancora finita. Ieri la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, a circa dieci anni dall’inizio del processo (era il 13 dicembre del 2013), dopo 250 udienze, 7 gradi di giudizio e due sentenze in Corte d’Appello, pur confermando la condanna in via definitiva per la quasi totalità degli 13 imputati rimasti rispetto ai 33 iniziali, scrive un altro capitolo, rimandando per la terza volta davanti alla Corte d’Appello di Firenze per il ricalcolo delle pene sulla base delle attenuanti generiche.
“Una presa per i fondelli”, è la voce di Daniela Rombi, madre simbolo del comitato “Un mondo che vorrei” in sit davanti al Palazzo degli Ermellini a Roma, con una serie di foto e striscioni per sigillare la memoria. Dopo cinque ore di Camera di Consiglio arriva il verdetto, si confermano “le responsabilità penali e civili già accertate ma serve quantificare diversamente la pena per alcuni degli imputati tra cui l’ex ad di Fs Mauro Moretti, l’ex ad di Rfi, Michele Mario Elia, e i tecnici tedeschi dipendenti della Jungenthal di Hannover, officina dove venne fatta la revisione dell’assile del treno merci che, spezzandosi, ne causò il deragliamento.
E’ notte quando Rombi, Piagentini e gli altri famigliari delle vittime si mettono al volante per tornare verso casa, mentre risuonano le 23 e 45 di 14 anni fa, quando la cisterna montata sul primo carro impattò contro un elemento dell’infrastruttura ferroviaria, che aprì uno squarcio causando una fuoriuscita del GPL. Una scintilla ne provocò l’innesco dando luogo alla una rovinosa esplosione che investì violentemente la zona circostante, 11 persone persero la vita in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici, altre due persone morirono stroncate da infarto, decine rimasero ferite.
Quell’innesco oggi è inversamente proporzionale alla velocitĂ con cui la giustizia tenta di arrivare ad un’ultima stazione, per non dover piĂą allargare le ferite. Se non è accettabile, come dice la legale di Moretti, che gli si imputi la responsabilitĂ , lo è altrettanto che si prolunghi un’agonia.Â