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🎧Prato, crisi del fast fashion: giovane lavoratrice cinese ai microfoni di Controradio

🎧Prato: Tescaroli, 'soldi mafia drenati in Cina'

Foto G. Bernardini

Prato – prosegue il nostro viaggio nella crisi del sistema moda nel distretto italiano in cui c’è la maggior parte delle imprese tessili, del fast fashion e degli accessori per la pelletteria. Come abbiamo raccontato nelle scorse settimane, persino le ditte cinesi, solitamente schive alle scosse del mercato, lanciano un grido d’allarme. Siamo andati nel Macrolotto 1 a capire il perché.

E se la comunità cinese abbandonasse gradualmente Prato? Nella città con la più alta percentuale di stranieri in Italia rispetto alla popolazione residente, la domanda comincia a circolare (con sempre maggiore frequenza). La crisi senza precedenti del Pronto Moda, che ricalca quella dell’intero settore e che ha il suo più grande distretto nel Macrolotto 1, evoca scenari inattesi. “Non ci pensiamo per ora”, spiega Anna, una giovane lavoratrice cinese del fast fashion (circa 5 mila aziende, almeno 15 mila addetti).

Siamo stati  nello stanzone in cui è impiegata, con molti vestiti invenduti e nessun cliente nel piazzale. Le abbiamo chiesto di spiegarci cosa sta accadendo e dalla sua analisi emergono due dati precisi, che ricorrono in queste ore nei racconti – rari – del distretto: la molteplicità delle cause che caratterizzano lo stop del settore e l’incapacità di reagire.

Sentiamola nell’intervista realizzata dal nostro corrispondete Giorgio Bernardini che è riuscito non senza difficoltà a fare parlare una componente della comunità cinese in un clima ancora oggi di estrema diffidenza.

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