Un anno a due velocitĂ . Dopo un semestre di piena crescita, caratterizzato da un aumento del Pil e una crescita dell’occupazione entrambi del +5,6% rispetto allo stesso periodo del 2021, la Toscana ha subito un lento e progressivo rallentamento, aggravato dai costi energetici e dalla scarsitĂ di approvvigionamento delle materie prime. E’ quanto emerge dal report di Banca d’Italia a Firenze, presentato questa mattina in un incontro presso la sede di via dell’Oriuolo.
“L’intensita’ di questo rallentamento – spiega Mario Venturi, direttore della sede di Firenze della Banca d’Italia – potrĂ dipendere in futuro sia dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie a causa dell’inflazione che dal clima di sfiducia che si respira all’interno del paese e che viene aggravato anche dalla guerra in Ucraina. Tutto questo incide sui comportamenti di spesa, a cui si aggiungono i prezzi dell’energia ed anche l’aumento dei costi di finanziamento legato al trend dei tassi di interesse”.
Nel primo semestre del 2022 l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) stima una crescita del Pil del 5,6%, in linea con il dato nazionale, con il 58% delle aziende a segnalare un fatturato maggiore rispetto al 2021. “Le imprese che abbiamo contattato ad inizio autunno – chiarisce il direttore Venturi – formulano in prevalenza per l’anno prossimo prospettive di stabilitĂ delle vendite ma c’è anche una quota non trascurabile, circa un quinto, che ipotizza possibili ridimensionamenti per far fronte ai costi aumentati”.
Le esportazioni toscane da gennaio a giugno sono aumentate del 9,9% (1,5% in termini reali) ma lo hanno fatto ad un ritmo inferiore rispetto all’anno scorso. A dispetto delle criticitĂ connesse alla scarsitĂ di materiali e ai costi energetici, anche le attivitĂ del settore edile hanno continuato a crescere, sostenute da politiche di agevolazione fiscale. La fine delle restrizioni ha inoltre spinto le imprese del terziario. Gli scenari sono però decisamente incerti in vista del prossimo anno, anche se, chiarisce Venturi, è “presto per parlare di ipotesi recessione nel 2023”.