Il racconto di Rasha Abushaban, 34 anni, residente nella città di Gaza con i suoi genitori anziani: i bombardamenti, la crisi umanitaria, la distruzione di scuole ed ospedali
“Ho 34 anni, vivo con i miei genitori anziani è stato veramente duro quello che è successo ieri notte perché ci sono stati così tanti bombardamenti nel nostro quartiere Remal, che si trova nel centro della città di Gaza”, inizia così il racconto di Rasha Abushaban, residente nella Striscia di Gaza.
“Dietro casa c’è anche un altro blocco di edifici governativi che è stato bombardato numerose volte. Immagina, Gaza è una delle più popolose aree del mondo stiamo parlando di 350 km quadrati con quasi 2 milioni di abitanti”, continua Rasha Abushaban, “Hanno bombardato così tanti edifici residenziali, case senza preavviso molte persone sono morte, persone che conoscevo o che avevo incontrato al lavoro e le loro famiglie”.
A cinque minuti a piedi dalla casa di Rasha Abushaban si trovava l’edificio di Al-Jalaa sede degli uffici di Al Jazeera e AP che è stato raso al suolo sabato scorso. Rasha Abushaban sta raccontando nei suoi canali social i bombardamenti in corso.
“Molti residenti stanno lasciando l’area più critica della Striscia di Gaza, l’area nord-est e si stanno spostando per cercare rifugio, principalmente nelle scuole. Ma queste scuole non sono preparate per essere dei rifugi, le famiglie migranri non hanno altri posti dove andare”, continua Abushaban, “Si parla di 36 mila famiglie di migranti interni: un’emergenza umanitaria. Immagina queste persone che si trovano in scuole affollate, sotto i bombardamenti cercando un rifugio”
Il suo racconto continua parlando dei bombardamenti dell’ultima settimana nei punti nevralgici della Striscia di Gaza. “Nella parte ovest di Gaza, hanno bombardato direttamente le centrali che forniscono elettricità, creando una crisi energetica: questo vuol dire che gli ospedali stanno andando avanti con i generatori d’emergenza che potrebbero esaurirsi presto. Gli ospedali hanno una situazione difficile per il covid19 e per l’accessibilità limitata. Parliamo anche degli impianti di trattamento dell’acqua che non funzionano, prendendo l’acqua direttamente dal mare implementando i rischi di una crisi sanitaria”
Il bilancio del conflitto è finora di 1500 feriti negli attacchi aerei a Gaza, 212 morti, 61 bambini , 35 donne e due anziani. Più della metà di civili, donne e bambini.
Conclude Rasha Abushaban, “Come popolazione civile non riesco a capire come questo possa essere giustificato dalle leggi internazionali. Qualunque sia la ragione. Qualunque affiliazione politica, non c’è giustificazione per uccidere i bambini, le famiglie. Questo deve essere fermato. Il mondo deve pensare a quello che sta succedendo a Gaza: ci sono foto, video. Davanti alle morti di bambini, donne incinte, civili, la comunità internazionale non sta prendendo posizione”
La testimonianza di Rasha Abushaban a cura di Monica Pelliccia