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🎧 Istat: allarmanti i dati sulla competitività dei settori produttivi

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🎧 Istat: allarmanti i dati sulla competitività dei settori produttivi
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L’Istat ha diffuso i rapporto annuale sulla competitività dei settori produttivi e i dati sono allarmanti. Il numero degli occupati nel 2020 è diminuito del -2,1 per cento.

l’Istat ha diffuso i rapporto annuale sulla competitività dei settori produttivi e i dati sono allarmanti. Il numero degli occupati nel 2020 è diminuito del -2,1 per cento, nonostante ricorso massiccio a misure di sostegno come la cassa integrazione.

In podcast intervista a Giovanni Lamioni, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese, a cura di Raffaele Palumbo.

Nel quarto trimestre del 2020 il reddito disponibile delle famiglie ha subito un’erosione dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, impattando sui consumi finali con una contrazione del 2,5%.

Giovanni Lamioni, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese dice che “purtroppo si delinea un quadro davvero preoccupante. La crisi sanitaria ed economica ha avuto effetti gravissimi sulle famiglie e sulle imprese. Le istituzioni devono davvero agire in fretta, con sostegni adeguati, perché rischia di scomparire una larga parte del tessuto produttivo e molte persone si trovano ormai nella soglia della povertà. Le misure restrittive, che hanno imposto la chiusura della maggior parte delle attività purtroppo hanno accelerato il deterioramento degli indicatori economici.

Le persone temono per il proprio futuro e riducono le spese e questo aggrava ulteriormente la situazione delle aziende, in particolare di quelle del commercio. Devono essere sostenuti i redditi per far riprendere i consumi”. Altri dati che suscitano preoccupazione: il 49,4% delle imprese è stato gravemente colpito dalla crisi e rischia la chiusura.

Nel terziario che la pandemia ha manifestato gli effetti più severi, in particolare nei comparti legati al turismo (agenzie di viaggio, trasporto aereo, alloggio e ristorazione, con cadute di fatturato comprese tra il 40 e il 75 per cento. La percentuale di imprese che versano in grave crisi e sono a rischio chiusura raggiungono il 92,1% nel settore dei servizi alla persona e il 73,2% nell’abbigliamento.

Ancora Lamioni: “sono dati disastrosi dovuti all’effetto lockdown. Le misure restrittive introdotte a partire dal Dpcm del 3 novembre hanno innescato una spirale pericolosa segnando l’economia italiana. Misure come la cassa integrazione che, sicuramente per quanto riguarda gli artigiani ma manche negli altri settori, viene erogata in ritardo dallo Stato ( anche di 5 mesi), portano ad un generale impoverimento che è davvero socialmente pericoloso.

Secondo alcune associazioni di consumatori il 30% circa dei nuclei familiari ha difficoltà nel pagamento di rate e prestiti e il 40% delle famiglie ha difficoltà a pagare l’affitto. Molte imprese hanno anticipato ai loro dipendenti la cassa integrazione e quindi hanno problemi di liquidità . I ristori per ora predisposti dai governi Conte e Draghi sono stati di aiuto ma devono essere stanziate molte più risorse se si vuole davvero mettere le imprese nella condizione di ripartire e conservare i posti di lavoro”.

Secondo i dati ISTAT la pandemia ha fatto chiudere 259 mila attività autonome, creando disoccupazione. Sono andati perduti oltre 14 miliardi di euro nel turismo e 34 miliardi di euro nel comparto della ristorazione.