Firenze, si è tenuta, presso il Cimitero militare americano di Firenze la cerimonia di commemorazione dei militari americani caduti durante la Seconda guerra mondiale, in occasione della ricorrenza del Memorial Day.
Sono intervenuti, fra gli altri al Memorial Day, l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede Joseph Donnelly, la sottosegretaria alla Difesa Stefania Pucciarelli, e il generale di divisione Andrew Rohling, comandante della task force dell’esercito statunitense per Europa Meridionale e Africa, alla presenza delle autorità locali.
In podcast l’intervista alla console generale degli Usa a Firenze Ragini Gupta, e al generale di divisione Andrew Rohling, comandante della task force dell’esercito statunitense per Europa Meridionale e Africa. a cura di Gimmy Tranquillo.
È importante ricordare in questo momento molto delicato – ha affermato la console generale degli Usa a Firenze, Ragini Gupta – il sacrificio estremo che hanno fatto tutti questi soldati sepolti qui, e non solo: abbiamo lottato insieme con i partigiani italiani per liberare l’Italia, e momenti come questi ci ricordano come sia importante lottare per la democrazia, per i nostri valori”.
Gupta ha anche letto il proclama presidenziale per il Memorial Day. Nel Cimitero americano di Firenze, in località Falciani nel comune di Impruneta, sono sepolti 4.392 uomini e donne appartenenti alle Forze Armate americane, che perirono durante la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte perse la vita nei combattimenti seguiti alla presa di Roma nel 1944.
I conflitti e le tensioni di oggi offrono “la consapevolezza dell’oggettiva esistenza di pericoli incombenti sulla sicurezza dell’intera comunità internazionale”. Lo ha affermato Stefania Pucciarelli, sottosegretaria alla Difesa, intervenendo alla cerimonia di commemorazione, del Memorial Day per i soldati Usa caduti durante la Seconda guerra mondiale, al cimitero militare americano di Firenze.
“C’è una latenza di tensioni, rischi e minacce crescenti – ha aggiunto -, che rende difficile e imprevedibile non solo il raggiungimento ma la stessa predizione di un nuovo ordine di equilibri mondiali come non si conosceva da molto tempo, e la cui carica destabilizzante assume connotati sempre più capaci di stravolgere le consuete dinamiche”.
“Pensiamo a quale fosse il clima in cui questi ragazzi erano immersi, non dissimile dalle immagini di devastazione, sofferenza e dolore che da tre mesi richiamano la nostra attenzione sulle sorti dell’Ucraina. Abbiamo quindi il dovere di riflettere e trarre delle valutazioni: lo dobbiamo a loro, a noi stessi, e in prospettiva alle nuove generazioni”.