
“L’inasprimento delle pene non ha mai portato e non porterĂ ad una riduzione dei femminicidi. Solo l’educazione al rispetto e al consenso può permettere di sradicare la violenza, oltre ad una sensibilizzazione diffusa in ogni ambito, che parte dalla primissima infanzia. Sono necessarie competenza e conoscenza, un’adeguata formazione specifica e personale per tutte le forze dell’ordine, per le/i legali, i/le CTU e per la magistratura sui temi della violenza di genere, che sia progettata e realizzata in collaborazione con i Centri Antiviolenza (CAV)” così NUDM Firenze in una nota
Audio: Elena e Isabella di Non Una di Meno Firenze
“Siamo ancora pienÉ™ di rabbia dai femminicidi di Ilaria e Sara della scorsa settimana. Le
nostre due sorelle sono state uccise da “bravi” ragazzi, compagni, ex compagni, persone
fidate, persone insospettabili perché tutti figli del patriarcato. Una storia che si ripete da
sempre e che non riusciamo a sradicare: la nostra cultura misogina permea tutti gli ambiti
delle nostre vite, lo stato, la scuola, il lavoro, la famiglia, le nostre relazioni e anche i tribunali, le forze dell’ordine, i servizi sociali, i media. Infatti ci viene spesso chiesto di denunciare il compagno violento senza alcuna garanzia per chi denuncia di essere creduta e di essere protetta, di non essere ancora picchiata, violentata, ammazzata.
Vogliamo giustizia da vive, non ergastoli da morte. Non ci serve la propaganda del governo: l’introduzione del reato di femminicidio, con la conseguente pena dell’ergastolo non serve a niente se non viene cambiata la società in cui viviamo. L’inasprimento delle pene non ha mai portato e non porterà ad una riduzione dei femminicidi. Solo l’educazione al rispetto e al consenso può permettere di sradicare la violenza, oltre ad una sensibilizzazione diffusa in ogni ambito, che parte dalla primissima infanzia.
Spesso la donna che denuncia la violenza diventa l’imputata, vengono indagate le sue
abitudini e il suo comportamento per giustificare l’atteggiamento del maschio violento. Una
volta che la donna decide di denunciare è costretta a intraprendere il percorso difficile
dell’essere creduta scoraggiando di fatto molte donne a denunciare. La si etichetta con la
sindrome (antiscientifica) di alienazione parentale (PAS) quando i figli/le figlie rifiutano di
incontrare il violento. Assistenti sociali e CTU (consulente tecnico d’ufficio) paiono non
riconoscere la differenza tra conflitto e violenza, e la violenza viene spesso ridotta a
conflittualitĂ di coppia, imponendo percorsi di genitorialitĂ condivisa anche quando i figli/le
figlie sono state anche loro vittime di violenza assistita.
Sono necessarie competenza e conoscenza, un’adeguata formazione specifica e
personale per tutte le forze dell’ordine, per le/i legali, i/le CTU e per la magistratura sui
temi della violenza di genere, che sia progettata e realizzata in collaborazione con i Centri
Antiviolenza (CAV). Lotto tutti i giorni – Non dobbiamo piĂą aspettare un minuto di piĂą, una morte di piĂą”