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Parla il padre della giovane allieva della Scuola Marescialli dei Carabinieri di Firenze, suicida il 22 aprile, e dice: “mia figlia si è suicidata per la rigidità della Scuola”. Mentre il Sindacato dei Carabinieri decide di presentare una denuncia in Procura.
Il servizio di Raffaele Palumbo.
Un atto d’accusa gravissimo, quello del padre della allieva di 25 anni della Scuola Marescialli suicida il 22 aprile. Una lettera dove il padre – Carabiniere a sua volta – racconta della disperazione della figlia, per concludere che “se un’istituzione dà più valore alla forma che alla formazione conduce al fallimento”.
La lettera racconta del dramma che la ragazza – che faceva parte del Secondo battaglione e stava finendo il secondo anno di corso .- viveva ogni giorno. Prima di spararsi con la pistola d’ordinanza, aveva raccontato ai genitori che soffriva degli schemi troppo rigidi, delle regole imposte dai superiori senza valore formativo ed inutilmente punitive. La ragazza aveva buoni voti, era consapevole delle logiche e delle dinamiche della vita militare ma era convinta di andare incontro ad un percorso di crescita. E invece – racconta sempre il padre nella lettera – cresceva il forte stress psicofisico, la perdita dei capelli, le regole totalizzanti.
Alla mamma diceva: “questa scuola mi sta rovinando la vita”. La lettera del padre della giovane allieva è sconvolgente – “vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani” – ma insieme di grande equilibrio: “la società nella quale viviamo – ha scritto – le istituzioni che serviamo con lealtà e onore, hanno il dovere di interrogarsi continuamente sullo stato di salute mentale del proprio personale”.
Nel frattempo il sindacato dei Carabinieri Unarma ha deciso di presentare una denuncia su questo caso alla Procura. Un caso analogo era già successo nel 2017, il ragazzo che si sparò aveva 22 anni.