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🎧 Video Grillo: le donne da vittime a carnefici

video Grillo

Usa parole durissime Francesca Ranaldi – coordinatrice del centro antiviolenza La Nara di Prato – a proposito del video di Beppe Grillo.  “Ancora un volta assistiamo ad una situazione dove le donne, da vittime, vengono rappresentate come carnefici”.

Cosa hanno pensato tutte quelle persone che lavorano nei centri antiviolenza, dopo aver visto il video di Beppe Grillo? Lo abbiamo chiesto a Francesca Ranaldi che è la coordinatrice del centro La Nara di Prato.

Quattromila le persone, le donne, incontrate e assistite in questi ultimi anni. E per raccontare cosa ha pensato, Ranaldi usa parole dure. Di chi ha l’impressione che fatti come il video di Grillo, fortemente mediatizzati, possano contribuire a minare il lavoro durissimo fatto in questi anni. Sembra di essere fermi agli anni ’70.

Dove nei primi processi per stupro – perché è di questo che è accusato Ciro, il figlio di Beppe Grillo – in realtà sul banco degli imputati a finirci era la vittima, la donna. La donna tentatrice, che non sa stare al suo posto, che vuole emanciparsi, che si veste in modo in opportuno, che si comporta in modo inopportuno, che è inopportuna perché è una donna. Le parole usate dal comico genovese – che si ricorda a giorni alterni di essere anche il leader ispiratore di movimento politico che alle ultime elezioni ha preso il 32% dei voti – sono figlie “di una cultura profonda”.

Una cultura che trasforma automaticamente la vittima in carnefice. Un carnefice sempre complice se non ispiratrice dello stupro. E dire che era stato proprio (meritoriamente) il Movimento 5 Stelle a spingere per allungare ad un anno il periodo di tempo per poter denunciare. Adesso otto giorni sembrano una enormitĂ , un tempo troppo lungo per essere credibile, una svista che smaschererebbe il complotto ai danni del figlio di Grillo.

Anche per questo – racconta ancora Francesca Ranaldi – sono ancora tante le ragazze che faticano enormemente a denunciare. Spesso, ci pensano a lungo, spesso rinunciano all’idea. Altro che otto giorni.

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