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🎧Cosa succede dopo aver subito una violenza? Storie e testimonianza di sopravvissute

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🎧Cosa succede dopo aver subito una violenza? Storie e testimonianza di sopravvissute
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Cosa succede dopo aver subito una violenza? Storie e testimonianza di sopravvissute, di chi decide di volercela fare (come e con quali strumenti: per questo episodio di “Un 25 novembre al mese”, rubrica di approfondimento sul contrasto alla violenza di genere a cura di Chiara Brilli e Sandra Salvato, Viola Giacalone ha raccolto le storie di donne vittime di diversi tipi di violenza, per provare a rispondere alla domanda: cosa succede dopo aver subito una violenza? A chi ci si rivolge?

Audio: una sintesi dei contenuti della puntata nel servizio di Viola Giacalone. 

Guarda l’intera puntata qui

“Una cosa che mi sono spesso trovata a spiegare agli uomini che ho vicino e che si sono interessati all’argomento per provare ad essere dei buoni alleati, è che per noi purtroppo le violenze riportate dalla cronaca non sono questioni  “eclatanti” perché in un certo senso fanno parte della nostra quotidianità Se si ha la fortuna di avere una rete di amicizie o di affetti femminili, è normale ritrovarsi nella situazione di ascoltare storie simili, di dover dare consigli o supporto, è normale dover scegliere insieme come comportarsi.

Per questo ho deciso oggi di focalizzarmi su storie che mettano in evidenza quanto ciò che avviene dopo una violenza, non sia una faccenda riassumibile in un titolo di giornale. Sono storie con tempistiche spesso lunghe, non lineari. Sono storie di fatica quotidiana nel sopravvivere con un trauma che spesso è  celato al resto del mondo, che si ha difficoltà a spiegare. Si può essere survivor in tanti modi diversi. C’è chi impiega anni a capire o accettare di aver subito una violenza. C’è invece chi lo capisce subito, e impiega però anni a prendere la situazione in mano, a fare qualcosa che le permetta di andare avanti.  C’è chi rifiuta di identificarsi sia come vittima che come sopravvissuta, passando oltre e basta. 

Ho raccolto 7 testimonianze di amiche e conoscenti alle quali ho posto le stesse domande ed è interessante notare che ci sono delle costanti, nonostante ognuna di queste ragazze abbia vissuto un tipo di violenza diversa. Ci sono survivor di violenza fisica, survivor di violenza sessuale, violenza psicologica e stalking. Per alcune era un amico, per altre un compagno o un amante, per una era un familiare. 

Alla domanda, Cosa avete provato dopo la violenza?

Molte hanno nominato la parola “confusione”. Un senso di spaesamento, di distacco da sé stesse. Una sensazione di “sentirsi sporche”, legata anche, e questa è la cosa che mi è stata ripetuta da quasi tutte, da un senso sia di vergogna che di colpa. La vergogna è quella dell’essersi ritrovate in quella situazione e di non aver saputo reagire e di esserci rimaste. Il senso di colpa è simile, ma si realizza in modi ancora più pesanti, nel pensare ad esempio di essere state le prime responsabili della violenza. Una di queste donne, che ha riportato gravi lesioni dopo una violenza fisica, mi ha scritto:Ho scoperto dopo che in situazioni traumatiche come queste il nostro cervello fatica a ricostruire ciò che è successo, i ricordi si fanno confusi. Io ho quasi pensato di essere stata la prima ad alzare le mani” anche un’altra ragazza vittima di violenza sessuale, mi ha parlato rimozione temporanea del trauma.

Quando è che avete capito di aver subito una violenza? e che quella violenza non era normale? 

Molte tra loro mi hanno detto che se la stessa cosa fosse successa adesso, avrebbero capito più rapidamente di aver subito qualcosa di inaccettabile. Questo fa riflettere sul fatto che i tempi siano cambiati, almeno da un punto di vista della consapevolezza. Una di loro mi ha scritto: “all’ epoca mi sembrava  impensabile denunciare, un sacco di persone assistevano ad abusi e non facevano una piega, quindi per me era difficile identificarlo come violenza. Diciamo che mi sono salvata  perché è stato passato il senno, alla seconda volta che mi venivano messe le mani addosso ho detto basta, questo perché la violenza fisica è più facile da riconoscere. Ma tutto il resto che ho subìto, principalmente insulti continui e controllo di tutto da quello che mangiavo a come usavo il mio tempo non era per me chiaramente un abuso. Non avevo capito bene i miei diritti. devo dire che è intercorso ulteriore tempo da quando ho aperto quel cassetto e ho cominciato a dire a me stessa: ok è successo qualcosa di brutto, a quando ho capito che era un mio diritto dirlo a voce alta, l’ ho capito pochissimo tempo fa, da adulta”

Arriviamo quindi al terzo punto. A chi vi siete rivolte? 

Ognuna di queste donne, ha iniziato il proprio percorso parlandone a qualcuno che sapeva l’avrebbe creduta e non giudicata. Il senso di vergogna e il senso di colpa inibiscono la condivisione. La paura più grande è quella di non essere credute, soprattutto ho notato, nei casi in cui il molestatore faccia parte “del proprio gruppo di amici”.  Ho assistito a casi simili in cui il molestatore è stato protetto dagli altri, si era stabilita un’omertà a riguardo, ma anche casi in cui il molestatore è stato “isolato” dal gruppo. Una delle testimoni mi ha scritto: “devo dire che i miei tentativi di parlarne, per anni hanno avuto esiti orrendi. Ovvero l’ interlocutore minimizzava o mi faceva capire che non ci credeva, che secondo lui stavo esagerando. E questa è una cosa di cui io ho ancora paura, cioè posso dire esplicitamente che ho subito abusi in un contesto protetto e a delle donne. Ma in un gruppo misto non protetto avrei troppa paura di non essere creduta e so che mi farebbe molto male, non voglio vedere facce sospettose” 

Un’altra testimone mi ha scritto Ho ritirato la denuncia dopo qualche settimana per paura che il fatto diventasse pubblico, e di essere tormentata dal fantasma di un “processo” per anni. Lo sapevano solo 2-3 persone perché non mi sentivo di rendere la cosa pubblica, avevo paura di dirlo persino a mia madre per il terrore di reazioni violente, di essere giudicata, per non farli soffrire. Parlarne troppo in giro non mi ha aiutato perché diventavo oggetto di attenzioni non desiderate.”

Cosa vi ha aiutato?

Artemisia ha permesso a una survivor di stalking di capire che l’uomo in questione era pericoloso e che il disagio che sentiva era più che giustificato. A qualcuna ha aiutato il femminismo, il supporto delle altre nella battaglia contro le violenze. Aiutare, ma non risolvere. Certe cicatrici per molte non se ne vanno. L’unica soluzione è nelle mani di chi fa violenza in primis ed è: non farla. Invito tutte a non smettere di parlare, mai. 

Riporto qui alcune testimonianze a riguardo:  

“Iniziare un percorso di terapia mi ha aiutato ad affrontare la maniera in cui mi sono sentita dopo, la difficoltà che ho avuto a ripristinare lucidità e compattezza dopo la frammentazione, la confusione mentale che avevo provato nello stare in queste dinamiche, quelle di una relazione di affetto che si trasforma in una relazione di violenza. mi ha aiutato anche molto un libro: “Lo stile dell’abuso” perché mi ha permesso di dare dei nomi a quello che avevo subito”

“Cosa mi ha fatto stare meglio? Triste da dire ma nel primo periodo l’abuso di alcool e droghe. Sul lungo periodo solo il tempo e l’imparare ad amarmi.”

“Direi che non mi ha aiutato niente, perché non ho elaborato niente. Se ci penso, nonostante siano passati dieci anni mi prende sconforto, paura e rabbia comunque questa persona mi terrorizza. Forse l’ unica cosa che davvero mi ha aiutata è che è sparito dalla circolazione. Di base purtroppo mi ha aiutato la comparsa di un’ altra donna, mi dispiace perché è orrendo ma è stato ovvio che la nuova vittima fosse per me una liberazione.”

“La mia relazione con lui rimarrà per sempre un problema per me. Magari imparerò ad avere relazioni funzionali ma quello mi ha segnato per sempre. Quindi almeno per questo caso non c’è verso di “stare meglio.” 

“Una cosa che mi aiuta molto, la sola, è che vedo che ora accadrebbe con più difficoltà. Cioè a parità ovviamente di istruzione e contesto sociale mi sembra davvero che le cose siano cambiate che uno non la passerebbe così liscia e che se io fossi in quella situazione ora a quell’ età sarei aiutata”

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Sopravvissute, storie e testimonianza di chi decide di volercela fare (come e con quali strumenti)