Lavoratori da reintegrare e un risarcimento di 400 mila euro. La prima delle battaglie sindacali dei lavoratori pakistani nel distretto guidato da cittadini cinesi, risalente al 2021, è stata vinta dai manifestanti. Il lavoratori Texprint di Prato saranno reintegrati. Lo ha deciso, tre anni dopo la protesta, il giudice del lavoro di Prato. «Il Tribunale ha emesso una sentenza in cui, pur ritenendo illegittimi per motivi processuali i licenziamenti, ha accertato l’assenza di sfruttamento del lavoro in Texprint», scrive l’azienda in una nota. Va ricordato tuttavia che il tribunale che si è pronunciato è quello del Lavoro, non si esprimeva dunque su un reato o sul comportamento soggettivo dei titolari della ditta.
PRATO Tutti i lavoratori licenziati alla Texprint di Prato saranno reintegrati. Lo ha deciso, tre anni dopo la clamorosa protesta, il giudice del lavoro di Prato. Il magistrato ha condannato l’azienda – una stamperia tessile condotta da un imprenditore cinese – a pagare complessivamente 400 mila euro di risarcimenti ad 11 operai, oltre che i contributi previdenziali dalla data del licenziamento e le spese legali. Con oltre 11 mesi di sciopero a oltranza (per tutto il corso del 2021) e picchetti davanti ai cancelli dello stabilimento di Prato, 18 lavoratori di origine pakistana e senegalese sostenuti dal sindacato Si Cobas (oggi divenuto Sudd Cobas) erano diventati protagonisti di una nuova lotta contro lo sfruttamento. E a ben guardare con il senno di poi, si trattava della prima di una lunga serie di battaglie dello stesso tipo che hanno caratterizzato l’emersione di un fenomeno dell’area pratese su cui oggi sono puntati tutti i riflettori: la protesta per i turni da 12 ore al giorno, per sette giorni alla settimana, in assenza di qualsiasi tutela e con una porzione di personale impiegato in nero o con contratti non regolari. Alla Texprint, ad esempio, c’erano diversi contratti di apprendistato che secondo i lavoratori erano fasulli. Il tribunale del Lavoro, giovedì mattina, li ha dichiarati “tutti illegittimi”.
Il 16 giugno 2021 successe anche quel che le cronache si sono abituate a registrare sempre più frequentemente negli ultimi mesi: tre operai in sciopero erano stati pestati da un gruppo di quindici uomini, tra cui anche alcuni capi reparto cinesi della Texprint. Un ragazzo pachistano era stato colpito alla testa con un mattone, mentre a un altro erano state rotte due dita perché stava riprendendo la scena con il suo telefono. “In questi tre anni – dicono Sarah Caudiero e Luca Toscano, leader sindacali del Sudd Cobas – alcuni degli operai Texprint sono stati costretti da un licenziamento illegittimo a tornare a lavorare 12×7 in altre fabbriche del supersfruttamento. Altri tre anni della loro vita sono stati rubati da questo sistema e nessun risarcimento glieli potrà restituire. Ma se oggi Prato è un posto un po’ migliore è anche grazie agli operai Texprint ed alla loro eroica lotta ed al loro esempio”.