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🎧”Rivelazioni” la nuova mostra negli spazi del futuro Museo di Sant’Orsola

Nell’attesa dell’apertura del nuovo Museo di Sant’Orsola, si è deciso di usare gli spazi del cantiere dell’ex convento in via di riqualificazione per delle mostre che ne esaltino la storia. In “Rivelazione” la mostra di Artea che aprirà domani fino al 27 ottobre, due artiste hanno creato delle opere site specific ispirate alla vita delle monache.

Audio: la direttrice del Museo Sant’Orsola e curatrice della mostra Morgane Lucquet Laforgue

In attesa dell’apertura ufficiale prevista per il 2026, Museo Sant’Orsola organizza una serie di mostre che invadono gli spazi del cantiere, anche quelli che non verranno inclusi nel futuro museo, e invita artisti contemporanei a portare il loro sguardo sul monumento e sulla sua storia complessa, che l’ha visto trasformarsi e assumere diverse funzioni. Questa nuova realtà culturale fiorentina, sarà concepita come un crocevia tra un museo storico, archeologico, di belle arti e un centro d’arte contemporanea con una propria collezione di opere del XXI secolo.

In Rivelazioni, la seconda mostra del museo “in costruzione”, le artiste Juliette Minchin
e Marta Roberti sono state invitate a rivolgere il loro sguardo personale sul monumento storico e a creare delle opere d’arte site-specific. Ciascuna delle artiste ha scelto due diversi spazi del cantiere. Juliette Minchin ha lavorato nell’ex spezieria e nella cosiddetta chiesa “esterna”, un tempo aperta ai non conventuali per alcune cerimonie religiose. Marta Roberti, invece, ha lavorato in parte delle cantine sotto l’ex infermeria e nella chiesa “interna”, che era riservata esclusivamente alle monache Ispirandosi ai racconti delle vite dei santi che circolavano tra le mura dei conventi, Marta Roberti ha realizzato Aure : una serie di immensi e delicati disegni che rivestono la chiesa di Sant’Orsola e che sembrano emergere dall’intonaco come frammenti di affreschi ritrovati.

Le sue opere esplorano il rapporto tra il divino, il femminile e l’animale. L’artista trasforma l’antica aula ecclesiastica in un luogo di contemplazione e meditazione personale, offrendoci la sua versione immaginaria di una cella monastica La riflessione di Marta prosegue nei sotterranei di Sant’Orsola, dove è riunita una selezione dei disegni incisi su carta grafite e retroilluminati (a volte animati da video in stop motion) che ci colpiscono come epifanie luminose. Per lo spazio della prima chiesa del convento Juliette Minchin a immaginato un’installazione che si dispiega attorno allo scavo archeologico (2014). I suoi drappeggi
e veli in cera avvolgono l’architettura : il fondo della sala e le finestre si animano, come percorsi da un nuovo soffio vitale.

L’artista sembra resuscitare il teatrale e fugace passato barocco del convento, di
cui non esiste più traccia tangibile sin dal ‘900. Nell’antica spezieria, invece, è una veglia quella che l’artista mette in scena. Attorno ai pilastri dell’ambiente Juliette Minchin ha sospeso dei pannelli ricoperti di cera e stoppini che verranno accesi e si scioglieranno ogni giorno per offrire al visitatore uno spettacolo di silenziosa creatività, sempre mutevole. Le forme, la luce e il profumo della cera bruciata propongono al visitatore un’avvolgente esperienza sensoriale ed emotiva, in riferimento ai rituali liturgici e di guarigione praticati nel passato proprio in quel luogo.

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