A distanza di un anno l’allestimento del capolavoro di Georges Bizet torna sul palcoscenico del Maggio debuttando, non a caso, il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne con la regia di Leo Muscato, il maestro Matteo Beltrami sul podio e Marina Comparato nei panni di Carmen.
“In un momento storico in cui la nostra società è piagata dal femminicidio come posso pensare di applaudire una donna che viene uccisa?” Partiva da questo interrogativo l’idea lanciata da Cristiano Chiarot, sovrintendente del Maggio Fiorentino, al regista Leo Muscato, che poco meno di un anno fa raccoglieva ila proposta e metteva in scena una Carmen dal finale differente, in cui la protagonista – vittima di reiterate violenze – non viene uccisa ma si difende da Don JosĂ©.
“La Carmen torna sul nostro palcoscenico – spiega il sovrintendente Cristiano Chiarot –, torna e non muore. Sono convinto del messaggio trasmesso da questo allestimento da volerlo nel nostro repertorio. Desidero che sia chiaro, soprattutto a chi ha voluto intravedere una scelta politically correct, che è proprio fuori strada anche perchĂ© ci si è espresso così ha voluto dare al “politicamente corretto” una valutazione negativa. Niente di tutto ciò! La nostra – e lo ribadisco – è stata infatti una scelta artistica, teatrale e nel totale rispetto della creazione di altri di cui abbiamo voluto dare, una interpretazione”.
Molti sono i finali modificati, cambiati di grandi capolavori. Questo “cambiamento”, se si può definire tale un’azione scenica di pochi secondi nell’economia di un’opera che dura più di tre ore e nel quale non una nota musicale è stata cambiata e non una parola del libretto è mutata, è un atto artistico e teatrale che rende il teatro portavoce di una richiesta d’aiuto, un grido che arriva in un momento storico minato da un aumento esponenziale dei femminicidi.
Uno strumento di discussione e contro l’ignoranza, che trova un file rouge nell’epilogo di un’altra opera, La Traviata con l’impianto drammaturgico di Francesco Micheli che ha debuttato questo settembre insieme a Trovatore e Rigoletto nella Trilogia Popolare e che torna a partire dal 29 novembre (repliche 1,5,7 e 9 dicembre). Nella rilettura registica di Micheli, Violetta infatti non si accascia al suolo stroncata dalla tisi ma si allontana, alla fine dello spettacolo, come se avanzasse simbolicamente verso un’altra dimensione tutta di luce. Violetta non cade vittima delle mani di un uomo, ma subisce comunque una fortissima violenza psicologica da parte del padre di Alfredo, Giorgio Germont, che la obbliga ad allontanarsi dal suo amato il quale comunque la insulta pubblicamente. Carmen e Violetta diventano così due eroine senza tempo, simboli all’ennesima potenza di una femminilità oltraggiata che ha bisogno, e ha voglia, di rivalsa.