Firenze, omicidio colposo: è l’ipotesi di reato scritta nei 6 avvisi di garanzia notificati ieri dalla procura di Firenze a 4 agenti/artificieri e a 2 funzionari della questura nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del poliziotto Giovanni Politi, 51 anni, originario di Reggio Calabria.
Il poliziotto perse la vita lo scorso 25 febbraio in un incendio seguito da un’esplosione all’interno della caserma Fadini, in una delle stanze in uso proprio al gruppo artificieri della polizia di Stato a cui apparteneva il 51enne.
Secondo quanto appreso, fino ad oggi nel fascicolo non c’erano nomi, gli avvisi di garanzia sarebbero stati notificati per consentire ulteriori accertamenti da parte del consulente del pm Fabio di Vizio, titolare dell’inchiesta, affidata alla Digos, che continua per stabilire le cause dell’incendio e dell’esplosione.
Tutto successe intorno alle 17, poco dopo che Politi era rientrato in caserma con un collega al termine di un servizio allo stadio per Fiorentina-Chievo. Il collega lo aveva lasciato da pochi minuti quando nella stanza si scatenò l’inferno.
Quell’ala della Fadini, che si trova di fronte alla Fortezza da Basso, a quell’ora di domenica era praticamente deserta e nessuno poteva aiutare l’artificiere. Quando i vigili del fuoco arrivarono sul posto le fiamme erano alte e il fumo usciva dalle finestre: nel momento che i pompieri riuscirono a entrare per Politi non c’era più niente da fare.
L’inchiesta dovrà stabilire se furono le fiamme a causare l’esplosione o viceversa. E soprattutto dovrà chiarire cosa ci fosse esattamente in quella stanza, una specie di spogliatoio per gli agenti.
Probabilmente il 51enne stava rimettendo a posto del materiale anche se subito venne spiegato che nei locali non erano custoditi esplodenti ‘importanti’.
Tra le ipotesi quella che ci fossero in deposito provvisorio candelotti segnalatori, tipo i bengala da barca. Alcuni testimoni riferirono di aver sentito prima un’esplosione e poi altri piccoli botti, forse provocati anche dalle pistole d’ordinanza lì custodite.
Di certo la finestra della stanza era completamente divelta, quasi polverizzata. L’onda d’urto fu notevole. Ai funerali, il 2 marzo, partecipò anche il capo della polizia Franco Gabrielli.
Politi era molto conosciuto a Firenze e stimato dai colleghi artificieri che ai sui funerali lo salutarono così: “Prima che un artificiere Giovanni era orgoglioso di appartenere alla Polizia di Stato, che serviva con orgoglio e passione. Siamo orgogliosi di averlo avuto accanto, addio ‘Johnny’ ci rivedremo un giorno”.