In Toscana le celebrazioni dell’80/o anniversario della Liberazione hanno preso il via con una pagina di storia al femminile. ‘Resistenze, femminile plurale. Storie di donne in Toscana’, un progetto e una pubblicazione, presentati nella sede del Consiglio regionale.
Il volume raccoglie le schede biografiche di 50 donne, cinque per provincia. Il progetto, ideato e condotto da Ilaria Cansella, direttrice dell’Istituto storico della Resistenza di Grosseto e da Francesca Cavarocchi dell’Università di Firenze e curatrice del volume, continuerà con una campagna social divulgativa: le biografie poi confluiranno progressivamente sul portale Toscana 900, per farne la base di un futuro database sul partigianato femminile in Toscana.
Come sottolineato da Antonio Mazzeo, presidente dell’assemblea legislativa, “ci sono pagine della nostra storia che non si possono dimenticare. Pagine che non sono scritte solo con l’inchiostro, ma con il coraggio, le scelte, i sacrifici di donne e uomini che hanno creduto in un futuro migliore, anche quando tutto intorno parlava solo di guerra, sopraffazione e paura”.
“Donne giovani e meno giovani, contadine e studentesse, madri e figlie, che hanno scelto di resistere – ha aggiunto -. Hanno rischiato tutto, in molti casi hanno perso tutto, ma non hanno mai smesso di credere nella libertà”. Per Vannino Chiti, presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, “restituire il rilievo dovuto al contributo dato dalle donne all’antifascismo e alla Resistenza ci aiuta anche a non smarrire il valore del pluralismo politico, culturale e sociale che caratterizzò quel passaggio storico da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione“.
“Raccontare esattamente quello che è stato senza dimenticare nessun pezzo del puzzle di quella storia e di quel periodo significa ripristinare una verità storica che spesso abbiamo ricordato solo a metà”, ha affermato la presidente della commissione regionale per le pari opportunità Francesca Basanieri, così come per la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci, secondo cui “queste pagine elevano le donne alla dignità di protagoniste in un’opera importante, che rende loro giustizia, trascinandole fuori dall’anonimato”.