Sono circa 150 gli appalti di opere pubbliche che sarebbero stati alterati e sui quali sono in corso le verifiche della Gdf e della procura di Gorizia
Le perquisizioni e i sequestri della Gdf nell’ambito dell’inchiesta della procura di Gorizia che punta a verificare la regolarità di decine di appalti pubblici, hanno riguardato complessivamente 120 società e 220 soggetti in 14 regioni: oltre alle tre del Nord est, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Tra queste, secondo quanto si apprende, anche alcune riguardanti opere e strade da realizzare nelle zone dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 2016 tra cui la Tre Valli Umbre. Le verifiche degli uomini delle Fiamme Gialle si concentrano sulle gare indette in tre anni, dal 2015 al 2018.
Diverse sono le stazioni appaltanti coinvolte, nelle sedi delle quali i finanzieri stanno acquisendo documenti: Autostrade per l’Italia, Anas, Veneto strade Spa , Autovie Venete Spa ,Commissario per l’emergenza della mobilità riguardante la A4, Friuli Venezia Giulia Strade Spa, Concessioni Autostradali Venete Spa, Commissario per l’emergenza traffico in province Treviso e Vicenza, le società che gestiscono gli aeroporti di Trieste (Aeroporti Friuli Venezia Giulia Spa), Treviso (Aer Tre Spa), Venezia (Save Spa), Verona (Aeroporto Valerio Catullo Spa), la Regione Friuli e le società competenti per i porti di Trieste (Autorità di Sistema portuale del mare Adriatico orientale) e di Monfalcone (Consorzio per lo sviluppo economico del monfalconese).
Le indagini, condotte dai finanzieri Fvg con i colleghi di altre regioni mirano ad acquisire prove su accordi tra imprese finalizzati alla spartizione delle opere. Ciò che ipotizza l’accusa è la condivisione delle intenzioni di partecipare o no a una gara o solo ad un lotto di essa, con informazioni sui contenuti delle offerte, alterando la libera concorrenza. Ma per la GdF le indagini hanno evidenziato anche la costituzione di associazioni e raggruppamenti temporanei meramente cartolari, l’utilizzo di contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30%, in cambio del riconoscimento di percentuali di guadagno e falsa indicazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali.