La denuncia delle associazioni che promuovono il principio ‘Vita Indipendente”. . “La Regione stanzia pochissimi soldi per l’assistenza personale per la vita indipendente. Il risultato è che oltre 200 persone sono in lista di attesa di ricevere il contributo vita indipendente, molti di coloro che lo percepiscono prendono cifre vicine al minimo di € 800,00 mensili”
“Senza assistenza personale, una persona con handicap grave non può: coricarsi, girarsi nel letto, alzarsi, bere, mangiare, urinare, evacuare, lavarsi, vestirsi, sopravvivere in caso di incendio terremoto ecc., uscire di casa per condurre una vita attiva; insomma, vivere
con la stessa libertà degli altri” dicono i rappresentanti delle associazioni,
Associazione Vita Indipendente ONLUS, Associazione Toscana Paraplegici ONLUS, Habilia ONLUS, Associazione Paraplegici Aretini ONLUS, Associazione Vita Indipendente Bassa Val
di Cecina ONLUS, Centro Studi e Documentazione Handicap, Pistoia, Associazione Paraplegici Siena ONLUS, Associazione Rotelle Attive – Prato, ASHa Associazione Sportiva Handicappati ONLUS – Pisa.
Che denunciano “in pratica, con assistenza personale insufficiente un disabile grave gode molto meno di diritti e libertà rispetto a un ergastolano. Infatti, – mentre quest’ultimo può bere un bicchier d’acqua quando vuole, può evitare di farsi i bisogno addosso quando ne ha necessità, può girarsi nel letto, – da solo e senza assistenza personale un disabile grave non può fare le cose suddette e si trova costretto a farsi i propri bisogni addosso.
Quindi, per i disabili gravi, l’assistenza personale è più indispensabile dell’acqua.
L’assistenza personale riguarda cose così personalissime che deve essere gestita direttamente dal disabile, senza che ci mettano bocca altre persone come gli assistenti sociali e senza che ci guadagnino le cooperative”.
Le asociazioni si ritroveranno per un presidio di protesta davanti alla sede della Regione Toscana, martedì 26 febbraio. perchè, dicono “la Regione stanzia pochissimi soldi per l’assistenza personale per la vita indipendente. Il risultato è che oltre 200 persone sono in lista di attesa di ricevere il contributo vita indipendente, molti di coloro che lo percepiscono prendono cifre vicine al minimo di € 800,00 mensili, pochi disabili gravi percepiscono la cifra massima di € 1.800,00 mensili. Anche con tale cifra, non si vive. Infatti: si è costretti a concentrare tutte le attività nelle poche ore in cui si ha l’assistente personale; se a
un disabile grave capita di aver sete quando non c’è l’assistente, non beve; la stessa cosa si deve dire per ogni necessità essenziale per la sopravvivenza.
“In tali condizioni -sottolineano ancora le asociazioni- chi necessita davvero di assistenza personale rischia ogni giorno la pelle per il fatto di non disporre di adeguata assistenza personale. La morte di Roberto (dicembre 2015) dimostra che quanto appena affermato non è affatto un’esagerazione. Anche quando la persona disabile vive in famiglia, è assolutamente inaccettabile che le Istituzioni cerchino in ogni modo di scaricare sui familiari il peso dell’assistenza al disabile. La mancanza o scarsità di assistenza personale impedisce ai disabili di prendersi cura dei genitori quando diventano vecchi e non ce la fanno più. Dopo essersi fatti il culo tutta la vita per aiutare i figli con disabilità
gravi, nella vecchiaia questi genitori si ritrovano a dover affrontare la morte da soli, come fossero animali.
Le associaioni chiedono :il raddoppio delle risorse destinate alla vita indipendente dei disabili per una prima concreta attuazione della Costituzione nei loro confronti. La Convezione ONU sui disabili stabilisce che la disabilità è il prodotto di come la società si comporta verso chi ha delle menomazioni.