IDS è una società di “system engineering” che impiega ad oggi circa 400 persone (200 dei quali presso la sede di Montacchiello, Pisa) e che fornisce, dal 1980, anno della sua costituzione, servizi di alta tecnologia e soluzioni integrate di sistema in ambito civile e militare, avente sede centrale a Pisa. I sindacati: situazione finaniaria preoccupante, colpa di “politiche industriali sbagliate o mancanti”
“Negli ultimi anni -denuncia la FIOM CGIL- la nuova gestione IDS ha determinato un’espansione in termini di fatturato e di giro d’affari ampliando il mercato della società e delle sue controllate estere; tale espansione ha determinato maggiori costi e necessità di
maggiori risorse finanziarie ai quali, a parer nostro, la dirigenza aziendale non ha saputo rispondere con adeguatepolitiche industriali”.
“Nel dicembre 2013 è entrata nel capitale sociale la SIMEST S.p.A., controllata da Cassa Depositi e Prestiti, al fine di iniettare capitale per far fronte alla prima crisi finanziaria; tuttavia -prosegue il sindacato- questa operazione si è rivelata insufficiente anche in
considerazione del ripetersi di scelte strategiche che possiamo definire avventurose.
Da quel momento la situazione finanziaria è peggiorata ulteriormente e per farvi fronte, a giugno 2016, la direzione è stata costretta a cedere il ramo “Georadar”; quello con maggior marginalità e con un fatturato pari al 40% del totale dell’azienda. Dopo la cessione, la società si è trovata in una situazione di squilibrio economico determinato dall’incapacità di
investire su prodotti in grado di compensare la perdita di marginalità legata alla cessione del ramo Georadar”.
“La situazione finanziaria da quel momento è peggiorata- sottolinea la Fiom in un comunicato- costantemente e in aggiunta, l’utilizzo dei proventi della cessione
del ramo Georadar per l’acquisizione di aziende in perdita e l’accumulo di debiti verso fornitori e banche ha ulteriormente aggravato lo scenario”.
E ancora “È notizia di stampa delle ultime settimane la cessione ad ENAV del principale ramo di azienda attualmente redditizio(Divisione Aeronavigazione) che determinerà la perdita di circa il 50% del fatturato complessivo che si attesta, nel 2018, a circa 42 milioni di euro. Oggi IDS è fortemente esposta finanziariamente verso fornitori, istituti di credito, soci pubblici e soggetti privati e, purtroppo, anche verso i propri dipendenti dato che non riesce a pagare gli stipendi ed i contributi previdenziali e da oltre un anno non paga le ritenute IRPEF che ha comunque trattenuto e per le quali i dipendenti sono solidali nei
confronti dell’Erario”.
Secondo Fiom si tratta di “una situazione di crisi che la direzione non ha mai esplicitamente riconosciuto perfino quando sollecitata dalle istituzioni solo pochi mesi fa, rifiutando l’apertura dello stato di crisi che avrebbe potuto avviare laricerca di possibili soluzioni.
La FIOM e la RSU ritengono che il piano industriale fornito dall’azienda non presenti valide alternative in termini di prodotti e tecnologie che possano garantire gli stessi livelli di ricavi dell’Aeronavigazione. Inoltre, è forte il timore che l’avanzamento tecnologico dei prodotti dichiarato dall’azienda sia più ottimistico rispetto alla realtà e che i ricavi ad essi legati non consentano il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
“Per queste ragioni- conclude il comunicato- ci pare assolutamente necessario e non più rinviabile l’apertura di un confronto aperto e trasparente che possa determinare l’individuazione di un piano industriale e finanziario in grado di porre rimedio ad una situazione di estrema incertezza non più accettabile da parte dei dipendenti”.
Intervista con Cecilia Tintori, Fiom CGIL