Avrebbero scambiato video pedopornografici, inneggiato a Hitler, Mussolini e all’Isis, postando frasi contro migranti ed ebrei, su una chat di WhatsApp battezzata ‘The Shoah party’, con la diffusione in tutta Italia di immagini e frasi choc. A scambiarsi video e messaggi, come riporta oggi il Corriere Fiorentino, un gruppo di ragazzi tra i 15 e i 19 anni: una trentina sono stati coinvolti in un’inchiesta partita da Siena e coordinata dalla procura dei minori di Firenze.
Inneggiamento al nazismo, al fascismo e allo stato islamico, frasi al veleno contro migranti ed ebrei, pedopornografia. Erano questi alcuni dei contenuti del gruppo Whatsapp “The Shoah Party” che per mesi, a partire dal 2018, è stata il luogo dove un gruppo di ragazzi, anche under 14, ha diffuso il materiale incriminato in tutta Italia. Una trentina sono attualmente gli indagati dalla Procura per i minori di Firenze. Il gruppo sarebbe stato creato da ragazzi, minorenni e non, residenti nella zona di Rivoli (Torino).
“Eppoi dicono che i preti non devono stuprare i bambini”; questo è uno dei tanti commenti raccapriccianti che giravano all’interno della chat creata da giovani a Siena che per mesi avrebbero diffuso filmati di adulti che seviziavano bambini, pubblicato video pornografici con minorenni come protagonisti, inneggiato a Hitler, a Mussollini ed all’ISIS. Secondo quanto appreso, la chat sarebbe stata usata anche per diffondere immagini di carattere blasfemo, video di animali torturati e frasi per denigrare i malati di leucemia.
Sono scattate ieri le perquisizioni in Toscana, Piemonte, Lazio, Campania, e Calabria nelle abitazioni di una trentina giovani, indagati, a vario titolo, dalla Procura con l’accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato avente per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali.
Gli investigatori, autorizzati dai pubblici ministeri competenti, procura dei minori e procura distrettuale di Firenze, si sono introdotti all’interno del gruppo social, risalendo agli amministratori del gruppo. Sono stati sequestrati decine di telefonini e computer. Secondo quanto spiegato sempre dall’Arma, “tanti ragazzini dai 13 ai 17 anni sono rimasti invischiati piĂą o meno consapevolmente” mentre altri, “dopo essere entrati ne sono subito usciti. Ma nessuno risulta aver denunciato la cosa”.
La scoperta sconvolgente da parte della mamma di un ragazzo che, dopo aver visto le foto presenti all’interno della chat, ha deciso di rivolgersi alla dirigente scolastica e poi ai carabinieri.
La cosa che colpisce profondamente è la giovane età dei soggetti coinvolti: il più anziano avrebbe compiuto da poco 19 anni, ma a gestire la chat ci sarebbero anche ragazzi di età inferiore ai 14 anni e, per questo, ritenuti dalla legge non imputabili.
La Procura per i minori aprirĂ anche un’inchiesta socio psicologica per valutare la idoneitĂ dei contesti familiari in cui vivono gli indagati. Non è escluso che alla fine degli accertamenti, i genitori possano subire limitazioni nell’esercizio della potestĂ genitoriale e affiancati da assistenti sociali.