Dal 16 gennaio il film “Marco Polo” del regista fiorentino Duccio Chiarini nelle sale italiane. Il racconto di un anno all’interno della scuola, uno spaccato sulla società di oggi
Fianco a fianco con studenti e professori, per raccontare senza filtri la nostra scuola, e con essa uno spaccato della nostra società.
Distribuito in tutta Italia dalla Fondazione Stensen e realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze, Flc Cgil, Confindustria Firenze, Valmyn, il film è ambientato nell’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo” di Firenze. Ogni mattina 150 professori e 1.600 studenti varcano le sue porte per affrontare le sfide con cui la scuola li costringe a fare i conti. Sono le stesse sfide che affrontano ogni giorno milioni di persone nel mondo. Non riguardano soltanto i programmi da insegnare o le nozioni da imparare ma l’essenza stessa dell’educazione, il senso della cittadinanza, il valore dell’accoglienza. Il film è un viaggio attraverso quelle sfide.
Ci sono ovviamente i ragazzi, impegnati a discutere di politica, a distrarsi con i cellulari in classe, a ridere dei propri strafalcioni… ma anche impegnati a imparare le (nuove) lingue della globalizzazione (il cinese) e a insegnare l’italiano ai migranti grazie al progetto scolastico della Penny Wirton. Ci sono gli insegnanti che si interrogano sul loro ruolo, che devono prendere decisioni pesanti per il futuro dei propri studenti. Ci sono le tante attività straordinarie, dalla radio al giornalino della scuola, dai graffiti ai contest di musica trap, allo sport.
“La scelta di realizzare un documentario sulla scuola di oggi è stata sin dal primo istante istintiva e naturale per il rapporto di profonda familiarità e gratitudine che ancora nutro verso la scuola pubblica ma anche per sottolineare un aspetto non secondario nella genesi e nello sviluppo di questo documentario – ha detto il regista Duccio Chiarini – Sin dalle prime settimane in cui sono entrato dentro all’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo” di Firenze, osservando la cura con cui aule e spazi comuni erano stati resi familiari a tutti, ho avuto la sensazione di essere in un contesto che adulti e ragazzi avevano trasformato assieme in una casa per ognuno, di essere capitato insomma in una strana scuola in cui sembrava sempre che fosse pomeriggio anche quando invece era mattina”.
Le riprese del documentario sono durate circa quaranta giorni in totale, distribuiti da metà novembre al giorno degli esami di maturità. Le telecamere del regista sono state una settimana al mese all’interno della scuola seguendone la vita quotidiana, gli incontri pomeridiani e soprattutto le attività didattiche. Le riprese si sono concentrate su alcune classi che Chiarini ha individuato durante un periodo di osservazione senza registratori e videocamere.