Lunedì 2 e Domenica 8 Marzo un doppio evento speciale al Cinema Odeon di Firenze, che presenta l’omaggio ad Agnès Varda, la grande regista francese scomparsa un anno fa a 90 anni, autrice simbolo della Nouvelle Vague e icona del femminismo.
Lunedì 2 Marzo (ore 21) il suo ultimo film, “Varda par Agnès”, (versione originale francese con sottotitoli in italiano), che racconta la sua vita e la sua opera. Una voce unica nel coro Nouvelle vague, prima regista donna a ricevere un Oscar alla carriera, nata fotografa, Varda, per oltre settant’anni, ha girato film con lo stesso contagioso piacere, senza distinzioni tra generi, formati, durate, fiction o verité. Un cinema in prima persona, singolare, fatto di di luoghi, di strade, di attese, lo sguardo che si fa all’occorrenza femminista e sociale, senza perdere in libertà poetica.
Una grande signora del cinema, che negli anni ha portato sullo schermo i volti, le vite, i pensieri di tante altre donne, sempre ascoltando la loro ‘voce’ e la propria volontà di autrice, senza cedimenti a nessun vincolo esterno.
“Nel 1994, in coincidenza con una retrospettiva alla Cinémathèque Française, ho pubblicato un libro intitolato “Varda par Agnès” – ha dichiarato la regista. – Venticinque anni dopo, lo stesso titolo viene dato al mio film, fatto di immagini in movimento e di parole. Il progetto è lo stesso: fornire le chiavi della mia opera. Il film si divide in due parti, una per secolo. Il Ventesimo secolo va dal mio primo lungometraggio “La Pointe courte” nel 1954 all’ultimo del 1996, “Cento e una notte”. Nel mezzo ho girato documentari, film, sia lunghi che brevi.
La seconda parte inizia nel Ventunesimo secolo, quando le piccole cineprese digitali hanno cambiato il mio approccio al documentario, da “Les Glaneurs” et la glaneuse nel 2000 a “Visages, Villages” diretto con JR nel 2017. Ma in quel periodo – prosegue la regista- ho creato soprattutto installazioni d’arte, i “Triptyques atypiques”, “Le Cabanes de Cinéma”, e ho continuato a fare documentari, come “Les Plages d’Agnès”. Tra le due parti c’è un piccolo promemoria della mia prima vita di fotografa. […] Potremmo chiamarla “lezione magistrale”, ma non mi sento una maestra e non ho mai insegnato. Non mi piace l’idea. Non volevo farne una cosa noiosa. Così, si svolge in un teatro pieno di gente, o in un giardino, e cerco di essere me stessa e di trasmettere l’energia o l’intenzione o il sentimento che voglio condividere. È quello che chiamo “cinescrittura”, in cui le scelte partecipano a qualcosa che si chiama stile”.
Per la Festa della Donna, Domenica 8 Marzo alle ore 18.30 (con replica Lunedì 9 Marzo ore 21), un grande capolavoro della regista , “Cléo de 5 à 7”, in versione restaurata (in originale francese con sottotitoli in italiano).
Protagonista del film è una giovane cantante, che aspetta un referto medico, sicura di essere molto malata. D’un tratto, nella sua vita di ragazza egoista e viziata, s’insinua una nuova emozione che le apre gli occhi: la paura della morte. Il film è un ritratto di Cléo, colta nell’ansia dell’attesa. Cléo cammina per le strade del suo quartiere, Montparnasse, e si fa notare. Ma quel giorno, nota anche lei parecchie cose, alle quali non aveva badato prima. Si ferma un momento al caffè del Dôme, poi va a trovare, in uno studio di pittura, la sua amica Dorotea, una modella, e insieme fanno delle commissioni. Per caso, assistono alla fine di un film e per disgrazia, ad un incidente stradale. Le due ragazze si separano; Clèo, di nuovo sola, attraversa il parco di Montsouris. Per la prima volta, si lascia avvicinare da un ragazzo: un soldato in licenza. Insieme, vanno fino all’ospedale per conoscere l’esito dell’esame radiologico.
Due ore di tempo (quasi) reale per conoscere Cléo, graziosa, capricciosa, narcisista chanteuse parigina, una convinta che “essere brutte è come essere morte”. Alla vera mortalità, la confronta l’attesa di un responso radiologico, mentre una Parigi-verité le scorre intorno. Risposta matura, e femminile, ai tanti ritratti di donna godardiana.
Il film sarà preceduto dal cortometraggio (8′, 1975), sempre diretto da Agnès Varda, “Reponse des femmes”: Antenne 2 chiede a sette registe di rispondere in sette minuti alla domanda: “Che cos’è una donna?”. Agnès Varda risponde con un ciné-tract: alcune donne discutono di sesso, desiderio, pubblicità e bambini (averne o non averne). Una donna nuda e incinta che danza e ride a squarciagola suscitò allora proteste scritte di alcuni telespettatori.