Firenze, “Molti hanno usato in questo periodo la metafora bellica”, affermando che “è come essere in guerra, ma non è stata la stessa cosa – ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in un videomessaggio diffuso su Facebook, per celebrare il 25 aprile – penso che la guerra sia stato un fatto enormemente più spaventoso, più distruttivo, con gli italiani armati gli uni contro gli altri”.
“Adesso abbiamo un solo nemico, il virus. Dalla Festa della Liberazione possiamo trarre lo stimolo, le idee e i valori con i quali guardare al futuro sicuri che ce la faremo”, ha detto Rossi con alle spalle la bandiera del Comitato toscano di Liberazione nazionale con il Pegaso, il cavallo alato che è anche emblema della Regione Toscana, “che rappresenta la Resistenza toscana: è un simbolo di forza e energia, di qualcosa che si libera e va in alto. Dobbiamo essere capaci di mettere in campo questa energia della Resistenza dell’antifascismo: ritrovare quella forza che ebbero i nostri genitori di guardare al futuro, di sacrificarsi per vedere un futuro migliore”.
Rossi ha anche spiegato che “il virus colpisce tutti allo stesso modo ma in particolare colpisce la parte più debole della popolazione e può preparare anche un futuro di ulteriori diseguaglianze del nostro Paese. E allora mi rifaccio al 25 aprile e alla Costituzione che dalla lotta e dalla Resistenza è stata originata nell’intesa di tanti orientamenti politici, ideali anche tra loro diversi. È un modo per ritrovare la strada giusta, per affrontare le sfide che abbiamo davanti a noi”.
“Quello che celebriamo oggi è un 25 aprile ancora contestato da alcune forze, c’è chi vorrebbe proporre un generico ricordo di tutti i morti” ma “ci sono altre date per ricordare tutti i morti. Non ci nascondiamo che furono commessi errori ma non si può venir meno ad un punto fondamentale: da” un lato “c’era chi combatteva dalla parte sbagliata, quella della dittatura e dall’altro c’era chi combatteva come partigiani per la liberazione del Paese”.
“Se avessero vinto i nazifascisti – ha detto ancora Rossi – l’Europa si sarebbe trasformata in un immenso campo di concentramento, la libertà non ci sarebbe stata per nessuno. Lo avevamo provato in Italia: la distruzione degli oratori, delle case del popolo, dei sindacati, delle libertà politiche, l’imprigionamento di tutti gli oppositori. Questo è stato il fascismo oltre all’avventura distruttiva della guerra, oltre alla violenza, al rifiuto del diverso, alla sottomissione delle donne e di chi avesse opinioni che non rientravano nella rigida ideologia di quel regime”.
Rossi ha concluso affermando che “ricordare bene, nel rispetto di tutti i morti e della verità, è la condizione per costruirci un futuro migliore anche nei tempi che stiamo attraversando”