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Per 26% giovani toscani ‘Italia non è meritocratica’

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Per 26% giovani toscani 'Italia non è meritocratica'
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Il 44% degli adolescenti toscani è interessato alla politica, dato più basso rispetto a quello italiano (51%). Da sottolineare che solo il 26% pensa di vivere in un Paese meritocratico. I dati dall’indagine ‘Pianeta adolescenza’, presentata stamani a Palazzo Strozzi Sacrati

Credono nella famiglia, vorrebbero avere dei figli e raggiungere indipendenza: sono questi i desideri degli adolescenti toscani che però si scontrano con un Paese che non crede nei giovani. Questa la fotografia scattata dal progetto ‘Pianeta adolescenza’, il cui studio – su un campione di 800 giovani -, 400 a livello nazionale e 400 toscani – presentato stamani a Palazzo Strozzi Sacrati è il frutto della sinergia tra Fondazione Charlie onlus, Istituto Piepoli e Fondazione Pisa.

Per l’80% l’adolescenza è un’età difficile e dolorosa: i ragazzi credono molto nella famiglia (98%), nell’istruzione (97%) e nell’amore (91%), dati più alti rispetto alla media nazionale.
Il 44% degli adolescenti toscani è interessato alla politica, dato più basso rispetto a quello italiano (51%). Da sottolineare che solo il 26% pensa di vivere in un Paese meritocratico ed è scarsa la fiducia nella politica (meno di un quarto). Il 54% del campione toscano ha voglia di indipendenza e vorrebbe andare via di casa, l’84% vorrebbe avere dei figli. Benché il sentimento prevalente emerso dalle interviste sia quello della fiducia e della speranza, la maggioranza del campione associa a termini come noia e abitudine le proprie giornate tipiche.
“Il principale aspetto positivo – ha affermato Alessandro Amadori, coordinatore dello studio -. è una grande voglia di progettualità. Siamo di fronte a una generazione intelligente, preparata, attrezzata che però sconta un effetto ‘tappo’.
L’Italia non è un Paese per giovani”.
“Il Covid ha messo in luce tutte le debolezze del sistema – ha aggiunto il vicepresidente della Regione Monica Barni -. Non ci sono servizi per i giovani, c’è un mercato del lavoro che non li tutela. Ci si domanda perché si va via dall’Italia, si incolpano le università ma non c’è niente di più falso. C’è un problema del nostro Paese”.