Ven 27 Dic 2024
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ToscanaCronacaTaglieggiano negozianti, arrestati 2 carabinieri Nas e agente Aise

Taglieggiano negozianti, arrestati 2 carabinieri Nas e agente Aise

Firenze, pretendevano denaro su verifiche loro attività

Due carabinieri del Nas sono stati arrestati a Firenze, in esecuzione di custodia cautelare in carcere, con l’accusa di aver preteso somme di denaro da commercianti e professionisti, impegnandosi in cambio a soprassedere su presunte irregolarità riscontrate nel corso delle verifiche.

Altre due persone sono finite ai domiciliari nell’ambito della stessa indagine: sono un appartenente all’Aise, già maresciallo della finanza, e un viticoltore. I due carabinieri erano già stati sospesi dal servizio e si trovavano agli arresti domiciliari dopo esser stati arrestati in flagranza, il 30 aprile 2020, mentre in un comune dell’hinterland si facevano dare 8mila euro da una dentista per scongiurare la chiusura del suo studio.

I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip Piergiorgio Ponticelli, su richiesta della procura della Repubblica di Firenze. Secondo quanto emerso, l’appartenente all’Aise e il viticoltore sarebbero accusati di aver fatto da intermediari tra i due militari del Nas e i commercianti presi di mira. I reati contestati nell’inchiesta a vario titolo sono peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e falso in atto pubblico.


In base alle indagini, condotte dai carabinieri della sezione di pg della procura e coordinate prima dal pm Angela Pietroiusti e poi dal pm Carmine Pirozzoli, gli arrestati più volte avrebbero chiesto denaro contante ai titolari di attività commerciali per scongiurare gravi conseguenze a seguito di presunte mancanze emerse durante le verifiche ispettive.
Dopo l’arresto in flagranza dei due carabinieri nell’aprile del 2020 in uno studio odontoiatrico a Lastra a Signa (Firenze) sono molti gli imprenditori che hanno denunciato all’autorità giudiziaria di essere stati vittime di episodi analoghi aprendo uno scenario di vessazioni partite da appartenenti alle forze dell’ordine inquietante e inedito per la realtà fiorentina.

Un pagamento di 75mila euro in contanti per chiudere senza sanzioni il controllo in un’affermata azienda vinicola della provincia di Firenze, nella Val di Pesa. E’ questo uno degli episodi al centro delle indagini che oggi hanno portato all’arresto di due carabinieri del Nas (uno residente a Firenze, di 56 anni, l’altro nel Pratese, 49 anni), di un agente del servizio di informazioni Aise, 60 anni, abitante a Montecatini Terme (Pistoia) e di un viticoltore, 76 anni, di Incisa Valdarno. Secondo gli investigatori, uno dei carabinieri finiti in carcere si sarebbe presentato nell’azienda per un controllo, senza aver prima avvertito il suo comando e avrebbe prelevato campioni di vino e numerosa documentazione commerciale, anche priva di rilevanza ai fini della verifica, per spaventare, mettere pressione ai titolari della cantina vinicola presa di mira. Le continue richieste di documentazione, immotivate, sarebbero cessate solo con il pagamento di 75.000 euro in contanti – la prima richiesta era stata di 200.000 euro, poi diminuita – da parte dei titolari della ditta, avvenuto attraverso l’intervento dell’agente segreto dell’Aise e del viticoltore. Si tratta, in base a quanto appreso, dell’unico episodio contestato allo 007 e al viticoltore. In un altro caso i due carabinieri si sarebbero fatti consegnare 2.500 euro in contanti dal titolare di un bar a Campi Bisenzio (Firenze) a titolo di pagamento per una presunta irregolarità riscontrata. In un’altra occasione avrebbero minacciato il titolare di una pescheria di Brozzi (Firenze) di farlo chiudere se non avesse pagato 1.000 euro. In un’altra circostanza ancora uno dei carabinieri del Nas, insieme a un collega non destinatario di misure cautelari, avrebbe attestato falsamente di essere fuori per accertamenti investigativi, mentre invece era andato a pranzo in un ristorante di lusso nei pressi di San Casciano Val di Pesa. I due carabinieri, scrive il gip nell’ordinanza che ne dispone l’arresto, hanno dimostrato una “inaffidabilità attestata dalla loro mancanza di freni inibitori di fronte alla prospettiva di trarre illecito lucro in danno di altri anche abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali” e dalla loro “spiccata inclinazione a delinquere”.