Un campanello d’allarme sul rischio di dispersione scolastica. E’ quello che emerge dai dati contenuti nell’indagine ”I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da Ipsos per Save the Children su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni.
Il 28% degli studenti dichiara infatti che almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera a oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni: tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più. Un fenomeno, quello delle assenze prolungate che è, di fatto, l’anticamera della dispersione: dai dati raccolti, Save the Children stima che circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado potrebbero aggiungersi a fine anno ai dispersi della scuola. Secondo gli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla Dad, c’è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo.
Secondo quanto affermano i ragazzi intervistati, sono previste in media circa 26 ore di Dad settimanali dagli istituti superiori. Guardando alle assenze nell’ultimo mese, la stragrande maggioranza (86%) ha fatto 1 o 2 assenze ma 1 ragazzo su 14 (7%) ne ha collezionate 5 o più di 5. Problemi di connessione e copertura di rete (28%) e problemi di concentrazione durante le lezioni online (26%) i motivi principali che portano a non frequentare regolarmente le lezioni online.
L’8% dichiara di aver fatto più assenze rispetto all’anno scorso, ma la percezione rispetto al trend dei propri compagni di classe è ben diversa: più di 7 ragazzi su 10 (72%) dicono di avere almeno un compagno che sta facendo più assenze rispetto allo scorso anno, un dato che sale in particolare tra i 16-18enni, con 75% contro 69% dei 14-15enni. Più di un ragazzo su 4 (28%) afferma che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni, in particolare 1 su 3 al Centro Italia. Il 7% afferma che i compagni di scuola ”dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre.
“Questo anno ha fortemente condizionato la vita di milioni di bambini e adolescenti e in particolare questi ultimi che hanno subito un allontanamento più lungo dalle aule scolastiche. Si sono ritrovati soli, in una condizione nuova e restrittiva a gestire scuola e relazioni a distanza e non tutti hanno resistito. I numeri ci confermano la preoccupazione profonda per il rischio di un’impennata nella dispersione scolastica: gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla DAD che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili”, denuncia Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children. “È fondamentale agire subito con ristori anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con opportunità per costruirsi un futuro.
Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all’altezza delle loro aspettative, utilizzando un fondo, Next Generation UE, che proprio alle nuove generazioni dovrebbe essere dedicato, per dare nuova linfa e impulso a combattere un orizzonte con poche prospettive, soprattutto per coloro che vivono in condizioni di difficoltà”.
“In questa crisi troppo a lungo gli adolescenti sono rimasti invisibili. E, come dimostra anche il dibattito di queste ore sulla riapertura degli istituti, l’impatto prodotto su di loro dalla chiusura delle scuole è ancora gravemente sottovalutato”, sottolinea Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa dell’organizzazione. “Corriamo il rischio che le lunghe assenze dalla scuola si trasformino in definitivo abbandono e che tante ragazze e ragazzi, in questa grave crisi economica, finiscano per ingrossare le fila del lavoro sfruttato. Non dimentichiamo che già nel 2019, prima della pandemia, in Italia un ragazzo su otto abbandonava la scuola con in tasca solo la licenza media. Dai territori più difficili dove operiamo ci giungono continui segnali di allarme, nonostante l’impegno di scuole ed educatori. È necessario riaprire subito le scuole in sicurezza con un’offerta educativa potenziata, soprattutto nei territori più difficili, per scongiurare un ulteriore allargamento delle diseguaglianze. Ed è necessario – conclude – dedicare le risorse del Next Generation prioritariamente al futuro dei più giovani, con un forte e concreto investimento di lungo periodo sull’infrastruttura educativa, vera leva per lo sviluppo del Paese”.