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Franco D’Andrea: Young at Heart. Ritratto di un giovanotto di 80 primavere

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Franco D’Andrea: Young at Heart. Ritratto di un giovanotto di 80 primavere
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Franco D’Andrea: Young at Heart. Ritratto di un giovanotto dalle 80 primavere


L’8 marzo Franco D’Andrea ha compiuto 80 anni.
Anche se non li dimostra affatto.
Franco è ancora un ragazzino quando, verso i tredici anni, viene fulminato
all’improvviso dall’ascolto di un brano di Louis Armstrong e si innamora
testardamente del jazz. E decide poco a poco che la musica è la sua strada maestra.
Grazie anche ad una straordinaria facilità con la quale riesce, in maniera veloce e
naturale, a imparare a suonare i vari strumenti, inizia con il dixieland e il jazz
tradizionale suonando la cornetta ed il clarinetto. Poi, a diciassette anni scopre il jazz
moderno, ascoltando le incisioni di Horace Silver e Cannonball Adderley ed inizia a
studiare il pianoforte ad un’età che chiunque riterrebbe troppo avanzata per
cominciare ad occuparsi di uno strumento del genere, ancor più visto che fa tutto da
solo, da autodidatta. Nonostante tutti questi apparenti handicap, nel giro di pochi
anni destreggia già gli 88 tasti con maestria ed inizia la sua carriera musicale e le sue
prime incisioni discografiche. Lavora con il gruppo del grande Nunzio Rotondo, si

trasferisce a Roma ed inizia a suonare con Gato Barbieri, ed Enrico Rava, viene
chiamato nei gruppi allestiti dal compositore Piero Umiliani per colonne sonore di
cinema e televisione e suona nelle orchestre della RAI. Franco in quegli anni è
richiestissimo ed è uno degli elementi centrali di quel gruppo di musicisti che
renderanno quegli anni romani movimentati ed indimenticabili. Poi fonda
l’avanzatissimo Modern Art Trio, incide con Gato la colonna sonora del film scandalo
di Bernardo Bertolucci “Ultimo Tango a Parigi” e viene chiamato nel 1971 dal
bassista Giovanni Tommaso a far parte dell’avventura del Perigeo, messo su insieme
al sassofonista Claudio Fasoli, al chitarrista Tony Sidney e al batterista Bruno
Biriaco.. E proprio di un’avventura si tratta: siamo nel 1971, Miles Davis ha da poco
fatto uscire le sue prime cose elettriche con album come “In A Silent Way” e
“Bitches Brew”, ma il verbo del jazz rock e della contaminazione si espande a
macchia d’olio e, tra il 70 e il 72 partono i Weather Report di Wayne Shorter e Joe
Zawinul, la Mahavishnu Orchestra del chitarrista John McLaughlin, i Lifetime del
batterista Tony Williams, gli 11th House di Larry Coryell, ed altri ancora. E,
parallelamente, dall’altra parte dell’oceano, in Inghilterra, nascono le
contemporanee ma autonome esperienze di band come Nucleus e Soft Machine. I
Perigeo trovano una loro strada, che non va a ricalcare quella di nessun altro di
questi gruppi, pur con molti punti di contatto. Franco D’Andrea lascia per questo
gruppo l’amato pianoforte acustico e suona, così come avevano fatto Herbie
Hancock, Keith Jarrett e Chick Corea nelle band dei Miles Davis, il piano elettrico
Fender Rhodes ed altre tastiere elettriche, ampliando anche il suo vocabolario
sonoro con l’uso di vari pedali ed effetti. L’avventura dura 6 anni ed frutta molte
soddisfazioni, l’incisione di 5 album, moltissimi concerti e tour in Italia ed all’estero
e, alla fine, anche un bello stress. La vita è quella on the road dei tour lunghissimi e
massacranti, spesso finendo a suonare nei circuiti e nei festival del rock con le loro
dinamiche molto diverse e molto più stressanti del mondo del jazz a cui i membri del
Perigeo erano fino a quel momento abituati.
Alla fine di questa avventura Franco si trasferisce a Milano e torna alla musica
acustica. Seguono anni movimentati con tanti concerti in Italia e all’estero, l’attività
parallela dell’ insegnamento e moltissime incisioni discografiche. Collabora ed incide
tra gli altri anche con gli americani Lee Konitz, Phil Woods, Chet Baker, Dave
Liebman, Johnny Griffin, Frank Rosolino, Joe Lovano, Paul Motian, Tony Scott, Dave
Douglas, ma è in studio anche con Lucio Dalla (con cui aveva già suonato da ragazzo
ai tempi del dixieland e del suo soggiorno bolognese), con Fabio Concato e Gianni
Morandi. Fonda un suo trio e un quartetto stabile, entra per qualche anno nel
gruppo di Enrico Rava, inizia ad esplorare la formula più introspettiva delle
performances per pianoforte solo.
Sono oltre 200 gli album incisi da D’Andrea in carriera.
Ed ancora oggi, covid a parte, è bello attivo con mille progetti, suonando in tutte le
formule, dal solo all’orchestra. Ed ultimamente, per la prima volta, ha anche iniziato

a collaborare con un dj e manipolatore di suoni elettronici e breakbeats, impegnato
ai piatti e ai campionatori per creare e riprocessare i suoni in tempo reale, Dj Rocca.
A Franco D’Andrea abbiamo dedicato uno speciale a ROUND MIDNIGHT, con una
lunga intervista intervallata dall’ascolto di molti brani della sua ricchissima
discografia.
ROUND MIDNIGHT (10-03-2021)
(Lo speciale su FRANCO D’Andrea con intervista parte a 2h10’35”)

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