Uno studio di Sara Gandini, Maurizio Rainisio, Maria Luisa Iannuzzo, Federica Bellerba, Francesco Cecconi e Luca Scorrano pubblicato su The Lancet conferma: le aperture delle scuole non sono state il motore della seconda ondata di COVID-19 in Italia. ascolta la nostra intervista in podscat
Non è il primo studio che testimonia come le scuole siano un luogo ‘sicuro’ in cui il contagio da Sars Cov-2 è limitato e ben inferiore alle medie generali. Di certo è uno dei più completi ed il primo del genere per quanto riguarda l’Italia. Lo studio di Sara Gandini, Maurizio Rainisio, Maria Luisa Iannuzzo, Federica Bellerba, Francesco Cecconi e Luca Scorrano pubblicato su The Lancet conferma: le aperture scolastiche non sono state l’apertura scolastica il motore della seconda ondata di COVID-19 in Italia.
“Durante la pandemia COVID-19, la chiusura della scuola è stata prescritta in analogia con il suo effetto contro l’influenza, ma non è chiaro se le scuole siano i primi amplificatori COVID-19” si legge nell’abstract della ricerca.
E ancora “Abbiamo eseguito uno studio di coorte trasversale e prospettico in Italia durante la seconda ondata COVID-19 (dal 30 settembre 2020 fino almeno al 28 febbraio 2021). Abbiamo utilizzato database del Ministero dell’Istruzione italiano, dei sistemi della regione Veneto di notifica dei casi SARS-CoV-2 e del tracciamento dei casi secondari delle scuole per confrontare l’incidenza di SARS-CoV-2 negli studenti / personale scolastico e nella popolazione generale e l’incidenza tra i gruppi di età . Il numero di test, le infezioni secondarie per tipo di caso indice e il rapporto casi / test per scuola sono stati stimati utilizzando un modello di regressione lineare generalizzata multivariata aggiustato. I numeri di riproduzione regionale R t sono stati stimati dai dati di incidenza giornaliera della Protezione Civile italiana con un metodo di distribuzione a posteriori utilizzando un algoritmo Markov Chain Monte Carlo.
I risultati sono i seguenti: “‘incidenza di SARS-CoV-2 tra gli studenti è stata inferiore rispetto alla popolazione generale. Le infezioni secondarie a scuola erano <1% e gruppi di ≥2 casi secondari si sono verificati nel 5-7% delle scuole analizzate. L’incidenza tra gli insegnanti era paragonabile alla popolazione di età simile ( P = 0,23). Le infezioni secondarie tra gli insegnanti erano rare e si verificavano più frequentemente quando il caso indice era un insegnante rispetto a uno studente (37% contro 10%, P = 0,007). Prima e intorno alla data di apertura della scuola in Veneto, l’incidenza di SARS-CoV-2 è cresciuta al massimo negli individui di 20-29 e 45-49 anni, non tra gli studenti. Lo sfasamento tra le date di apertura delle scuole nelle regioni italiane e l’aumento del COVID-19 regionale R tnon era uniforme. Infine, le chiusure di scuole in due regioni dove erano state attuate prima di altre misure non hanno influenzato la diminuzione di R t .”