La ‘ndrangheta avrebbe cercato di mettere le mani sui lavori per la realizzazione del Viola Park, il centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli (Firenze). E’ quanto emerge dall’indagine dei carabinieri del Ros per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, che ieri ha portato a cinque arresti nell’ambito della maxi operazione della Direzione distrettuale fiorentina che ieri ha portato all’arresto di 23 persone e all’iscrizione di decine di nomi nel registro degli indagati, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al traffico internazionale di droga, dall’estorsione alla corruzione.
Perquisizioni dei carabinieri ieri anche negli uffici della Regione Toscana. “È una delle inchieste più rilevanti portate avanti dalla procura fiorentina contro la mafia negli ultimi anni” ha commentato il procuratore capo Giuseppe Creazzo. Intanto le opposizioni chiedono che il presidente Giani riferisca in aula e l’istituzione di una commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Toscana. Tre inchieste della Dda di Firenze – condotte dall’Arma dei carabinieri con le sue specialità – hanno messo a nudo una radicata capacità di infiltrazione ‘multiforme’ della ‘ndrangheta in Toscana, dal narcotraffico di cocaina, allo smaltimento illecito di rifiuti (stavolta i fanghi tossici delle concerie), ai lavori stradali.
Il risultato sono 23 arrestati in tutto ma, nell’ampiezza delle indagini, per un largo sistema di ‘vasi comunicanti’, trovano posto ipotesi di corruzione a carico di Ledo Gori: oggi capo di gabinetto della Presidenza della Regione Toscana di Eugenio Giani (estraneo ai fatti), ieri nello stesso ruolo con Enrico Rossi (nemmeno lui indagato in queste inchieste).
Non sono coinvolti solo esponenti delle cosche della ‘ndrangheta che vivono nella regione – che con l’intimidazione hanno preso il controllo di ditte del movimento terra e degli inerti entrando nei lavori pubblici e gestendo rifiuti tossici e pericolosi – ma anche imprenditori e politici. In un filone curato dai Cc Forestali e dal Noe emergerebbe che esponenti dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) avrebbero operato come sodalizio criminale: da un lato, secondo l’accusa cedendo e pagando denaro, a ditte infiltrate dalle cosche lo smaltimento di rifiuti delle concerie senza completare o svolgere l’iter di riciclo ambientale; dall’altro tenendo relazioni con politici ed enti pubblici.
I rifiuti tossici sarebbero finiti sotto la nuova strada regionale 429 Empoli-Valdelsa (circa 8.000 tonnellate contaminate) o in terreni a Levane (Arezzo), Castelfalfi (Firenze) Peccioli (Pisa), presso l’aeroporto militare di Pisa e altre località della Toscana interna. Gli stessi conciatori di Santa Croce indagati avrebbero tenuto relazioni con politici ed enti pubblici apicali.
Sul versante della pubblica amministrazione c’è, tra gli indagati, Ledo Gori che per gli inquirenti era disponibile a soddisfare esigenze illecite dei membri dell’Associazione in cambio della loro esplicita richiesta a Giani di confermarlo capo di gabinetto quando sarebbe stato eletto governatore della Toscana. Gori, per la dda, ha fatto pressioni su dirigenti dell’Arpat considerati troppo solerti nei controlli sugli impianti, verifiche che i conciatori chiedevano di non avere. Indagato per corruzione anche il consigliere regionale del Pd, in carica, Andrea Pieroni: per la Dda, nel 2020 dietro 2-3.000 euro come contributo elettorale, avrebbe assecondato la richiesta dei conciatori di escludere da una legge regionale il depuratore del consorzio Aquarno da procedure ambientali previste nel ciclo idrico. La norma fu poi impugnata dal Governo ritenendola anti-costituzionale. Indagata pure la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda (ipotesi di associazione a delinquere, sarebbe stata secondo gli inquirenti il raccordo tra politici e industriali a cui avrebbe garantito nomine gradite negli enti di controllo) e, nella burocrazia regionale, per abuso d’ufficio, Edo Bernini, dirigente del settore Ambiente.
L’altro filone, curato dal Ros, ha portato a 17 arresti che hanno colpito imprenditori – anche toscani – contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro), gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, concorrenza con violenza e minacce, sub-appalto irregolare, associazione finalizzata al narcotraffico di cocaina (tramite il porto di Livorno ed è stato pure trovato un deposito di armi della ‘ndrangheta in Val d’Era), spaccio, favoreggiamento, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Le infiltrazioni nell’economia toscana della cosca Gallace erano partite dal controllo su una storica azienda del Mugello, la ‘Cantini Marino’ srl: poi con intimidazioni e minacce la società guidata con loro metodi avrebbe condizionato la concorrenza e avuto commesse pubbliche. In base alle indagini l’azienda Cantini Marino srl, con sedi a Vicchio del Mugello e Firenze, avrebbe progettato di estromettere dal cantiere del Viola Park la società Nigro srl, dell’imprenditore Giovanni Nigro che sta costruendo il centro.