La maggior parte (9mila) dei sanitari che hanno rifiutato di sottoporsi al vaccino lavorano nella ASL Toscana Centro. Dopo la diffida, il rischio è il demansionamento e poi la sospensione dal lavoro
Un numero certamente non esiguo: 16mila, ovvero l’11% del totale. Tanti sono i sanitari che in toscana hanno per ora rifiutato di ottemperare all’obbligo vaccinale anticovid disposto dagli scorsi Decreti.
Circa 9.000 sono i sanitari che operano nell’Ausl Toscana Centro, la più grande della Regione, che racchiude Firenze, Pistoia, Prato ed Empoli. In particolare, aCareggi, a fine marzo risultava che tra il 10 e il 15% degli operatori sanitari non si erano vaccinati. In numeri assoluti si parla di 800 tra medici e infermieri che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino su 4.000 dipendenti pubblici. Questi vanno aggiunti i sanitari che operano nel settore privato che sono circa 3.000.
Tra Arezzo, Siena e Grosseto i sanitari non vaccinati sono circa 5mila, Di questi 1.266 si sarebbero però già prenotati per farlo.
Il numero totale segnalato dalla Regione, comprende tutti coloro che svolgono professioni sanitarie o professioni connesse ad attività sanitarie e che possono essere esposti o esporre altre persone a rischio di contagio.
Sono intanto partite le prime diffide in cui si comunica l’inadempienza. I sanitari che la riceveranno hanno a disposizione cinque giorni di tempo per spiegare le loro motivazioni, che possono andare dalla scelta personale alla possibilità di esenzione , fino ad un errore nell’elenco.
Nel caso in cui non siano fornite giustificazioni ritenute accettabili, l’Asl invierà un’ulteriore comunicazione all’Ordine professionale della Toscana e ai datori di lavoro. Il mancato soddisfacimento dell’obbligo a quel punto comporterà la sospensione dalla professione da parte dell’Ordine e, conseguentemente, della prestazione lavorativa da parte del datore di lavoro fino al momento della vaccinazione.