La comunità islamica di Firenze rinuncia formalmente alla realizzazione di una moschea sui terreni della Curia, a Sesto Fiorentino, vicino al Polo scientifico.
L’Imam Izzedin Elzir ha scritto di aver lavorato per reperire i fondi per il progetto della moschea, ma che i sostenitori che si sono resi disponibili a finanziare l’operazione “ci avrebbero impedito di conservare inalterata la nostra autonomia”. Dall’azzeramento di quel progetto – che era del 2017 – si riparte dunque da capo. Mentre è stata approvata in Palazzo Vecchio durante il Consiglio comunale la mozione “Una moschea per la città”.
Una mozione che racconta di una sostanziale convergenza di parti importanti della città su di un progetto – quello della Moschea di Firenze – di cui si discute da vent’anni. Certo, rispetto allo stadio, all’aeroporto ed al sotto attraversamento dell’alta velocità ben poca cosa, direte voi. Ma comunque, vent’anni non sono pochi, soprattutto se si pensa al fatto che quel dibattito venne aperto all’indomani dell’11 settembre 2021.
Convergenza del Comune e del Sindaco di Firenze, attraverso tutte le sue articolazioni che vanno dalla maggioranza del Consiglio comunale, alla Commissione urbanistica. Convergenza che ha sempre visto in primo piano – quando Firenze, fa se stessa al meglio – il dialogo interreligioso di lapiriana memoria, la Comunità ebraica, la Curia fiorentina. Soggetti che hanno avuto nel corso di questi ultimi venti anni un comportamento a dir poco encomiabile.
Però, alla fine, non c’è modo. Le persone che vivono a Firenze – città nota nel mondo, ad ogni angolo del pianeta, per le sue bellezze, e città tra le più civili – e dunque persone che professano la fede islamica, devono pregare in un garage. Accade in piazza dei Ciompi, accade in altre moschee “decentrate”, che sono piccoli fondi, sottoscala o similari e accade tutti i venerdì per la preghiera e in tutte le feste comandate, dal ID Al-Adha, la festa del Sacrificio, alle festività legate al mese del Ramadan, come l’Id al-Fitr, che chiude il mese sacro.
L’Imam di Firenze, già Presidente nazionale dell’Unione delle Comunità islamiche italiane negli anni più complessi e difficili, sempre esempio di dialogo e di rettitudine morale e civile dice ora che a Sesto gli investitori non garantivano indipendenza e autonomia alla comunità. C’è da credergli, con ogni probabilità sta tenendo al riparo tutta la nostra comunità – non solo quella islamica – da qualcosa che non ha giudicato di buon occhio.
Ora la palla ripassa a Firenze. Dare una casa, sul modello di Parigi, di cui andare tutti fieri e da frequentare per la biblioteca i corsi di lingua araba, il bistrot mediorientale e un luogo di culto da far invidia alla moschea di Casablanca (Firenze merita di meno?) oppure tenerli in un sotto scala? Cosa è più bello. cosa è più dignitoso? Cosa è più sicuro?
In Podcast puoi riascoltare l’intervista con Renzo Pampaloni, Consigliere comunale di Firenze del Pd e Presidente della Commissione urbanistica.