“Te e la tua famiglia siete solo degli ebrei di m…” questo è quello che si è sentito dire un ragazzino di 13 anni lo scorso 27 gennaio a Firenze. Il ragazzo che frequentava la scuola media Dino Compagni è stato costretto a cambiare scuola.
Come riportato dal quotiano di Firenze ‘La Nazione’, un ragazzino di 13 anni è stato preso di mira da un coetaneo per le origini del padre. Offese e sporoloqui, ma lui ha avuto il coraggio di rispondere al bullo.
“”Vergognati di quello che hai detto, se ci fossi stato te nelle camere a gas dei nazisti non ti verrebbero mai in mente queste parole. Non ne voglio più sapere nulla”, questa l’rogogliosa risposta del ragazzo. A raccontare l’accaduto è stata la madre che ha rilasciato un’intervista al quotidiano fiorentino.
Un gesto inqualificabile e offensivo, proprio nel giorno della memoria, 27 gennaio. Il ragazzo finirà la seconda media in una scuola del centro, dove è stato spostato. La sua reazione ha inorgoglito la famgilia, ancora scossa dall’accaduto. Sono “orgogliosa del mio ragazzo che ha difeso la religione di suo padre”, ha detto la donna intervistata.
Il ragazzo in passato era già stato vittima dei bulli in ambito scolastico per il suo aspetto fisico, tanto che i suoi genitori lo scorso anno lo avevano spostato in una scuola privata dove “ora – dice ancora la madre – finalmente è felice e sta bene”. Poi il nuovo episodio, stavolta a sfondo razzista, lontano da scuola e con protagonista un ragazzino del quartiere.
“Quanto successo nel quartiere di Campo di Marte a Firenze non deve lasciare indifferenti. L’aggressione antisemita subita da un 13enne da parte di un suo coetaneo, così come gli atti di bullismo che si sono succeduti nel tempo dentro la scuola, sono una ferita per la nostra comunità democratica. Siamo convinti che la scuola non possa essere un semplice luogo di passaggio di informazioni”. Così Emanuele Rossi, segretario generale Flc Cgil Firenze, e Gianluca Lacoppola, segretario Camera del lavoro metropolitana-Cgil Firenze.
“La scuola è una istituzione educativa e di crescita anche civile e morale – sottolineano in una nota -, per questo critichiamo ogni tentativo di trasformarla in semplice formazione professionale e avviamento al lavoro. La scuola deve preservare il suo essere comunità che genera collettivamente il senso del rispetto e della convivenza civile, e da questo punto di vista la Dad ha creato enormi problemi”.
“Esprimiamo vicinanza al ragazzo e alla famiglia – aggiungono Rossi e Lacoppola – e riaffermiamo la nostra disponibilità a collaborare con le istituzioni e la comunità ebraica per fare in modo che la tragedia della Shoah possa essere costantemente un monito contro l’odio e i crimini legati al razzismo e all’antisemitismo. Da parte nostra non viene meno l’impegno a promuovere in tutti i luoghi di lavoro e in particolare nelle scuole una cultura democratica e antifascista, con iniziative e attività volte a contrastare qualsiasi diffusione di idee neofasciste e razziste”.