Si è conclusa con nove persone rinviate a giudizio, 53 prosciolte e sette assolte in abbreviato, l’udienza preliminare nata dall’inchiesta su presunti esami facili all’ateneo privato Link Campus University di Roma. A processo, su disposizione del gup di Firenze, vanno tra gli altri l’ex ministro Vincenzo Scotti, in qualità di presidente della Link, e il segretario generale del sindacato di polizia Siulp Felice Romano.
Le altre persone per le quali è stato disposto il processo sono Pasquale Russo, in qualità di direttore generale della Link Campus, il rettore Claudio Roveda, il vicepresidente del Consiglio della Scuola Stefano Mustica, i dipendenti della Link Andrea Pisaniello e Luca Fattorini, Carlo Cotticelli, considerato un collaboratore di fatto della Link, e Alessandro Pisaniello, in qualità di componente del direttivo nazionale del sindacato di polizia Siulp. I reati contestati, a vario titolo, sono falsità materiale e ideologica e associazione a delinquere. Assolti in abbreviato o prosciolti con sentenza di non luogo a procedere i docenti dell’ateneo e tutti gli studenti che erano stati indagati, tra i quali molti poliziotti della questura di Firenze.
In base alle indagini, coordinate dal pm Christine Von Borries, agli studenti sarebbe stato consentito di non frequentare mai le lezioni, in violazione del regolamento dell’ateneo, e gli esami sarebbero stati sostenuti nel capoluogo toscano, e non a Roma alla sede della Link come invece previsto dalla legge, e senza alcuni tipo di sorveglianza sul corretto svolgimento delle prove.
Inoltre, sempre secondo l’accusa, i quesiti posti in sede di esame sarebbero stati sempre illustrati prima agli studenti. I poliziotti della questura di Firenze sarebbero stati indirizzati alla Link Campus dal sindacato Siulp, in virtù di una convenzione siglata tra l’ateneo e la Fondazione sicurezza e libertà, di cui era presidente e legale rappresentante il segretario nazionale del sindacato Felice Romano. Sempre in base a quanto emerso, per ogni persona iscritta alla Link proveniente dal Siulp o comunque vicina al sindacato, alla Fondazione sicurezza e libertà sarebbe stata versata parte della quota di iscrizione, circa 600 euro. Il versamento veniva giustificato con la presunta erogazione, da parte della stessa fondazione, di un corso di perfezionamento in ‘human security’. La prima udienza del processo è stata fissata per il 22 giugno 2021.