Gio 19 Dic 2024
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ToscanaDirittiToscana, 36% studenti ha rinunciato a università causa covid

Toscana, 36% studenti ha rinunciato a università causa covid

La pandemia ha aumentato la povertà educativa e le disuguaglianze tra gli studenti toscani e in molti casi ha anche fatto cambiare idea ai giovani sul loro futuro

Questo è quanto emerge dal focus, riservato al tema della scuola, contenuto nel rapporto 2022 sulle povertà, realizzato dalle Caritas della Toscana.  In collaborazione con gli uffici scolastici di tutte le diocesi della Toscana è stata fatta un’indagine che ha coinvolto 581 insegnanti di religione da cui emerge che per il 69% dei docenti intervistati la pandemia ha aumentato “in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti toscani” (quota che alle scuole superiori sale addirittura al 76%) a causa soprattutto dell’incremento della povertà e del disagio economico delle famiglie (54%) che si riverbera sulle disuguaglianze nell’accesso ai dispositivi informatici (50,6) ma anche, complici le restrizioni, nella riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%) con il conseguente aumentato rischio di esclusione dei soggetti più fragili (48%).

Oltre un terzo degli  studenti intervistati (36%), inoltre, ha detto di aver notato un aumento significativo delle assenze dal lockdown in poi e quasi i quattro quinti (77%) conosce almeno uno studente che non ha potuto seguire le lezioni a distanza. La situazione ha anche modificato i progetti futuri dei ragazzi che vivono in Toscana: il 17,6% dei docenti ritiene che gli studenti abbiano cambiato idea rispetto alle decisioni da prendere per l’immediato futuro.

Tra questi, secondo l’analisi, il 36% degli studenti ha rinunciato all’iscrizione all’università, preferendo un inserimento immediato nel mondo del lavoro e un 31% sta valutando di lasciare la scuola e andare a lavorare per aiutare la famiglia in difficoltà. Ma c’è anche chi ha deciso di approfondire gli studi legati al digitale (23% di coloro che hanno cambiato i progetti futuri) e chi si sta orientando verso le professioni socio-sanitarie (31%).