Campi Bisenzio – Il sindacato Cobas denuncia che i lavoratori, ancora, non sono entrati in contatto con l’imprenditore di Sansepolcro (Arezzo) che sarebbe disposto ad assumerli.
Il sindacato Cobas denuncia che ancora il Comune di Campi Bisenzio (Firenze) non ha convocato il tavolo per la vertenza aperta dai cinque operai tessili pakistani licenziati dai loro datori di lavoro cinesi perché chiedevano di fare il riposo di Pasquetta e in generale di rispettare il Contratto collettivo nazionale di categoria riguardo a orario, ferie e festivi. Sono gli stessi licenziati che i datori di lavoro indicarono in una chat affinché non fossero assunti da nessun’altra impresa.
“E’ dal 26 aprile – spiegano i Cobas – che attendiamo dal Comune di Campi Bisenzio una risposta alla richiesta di convocazione dell’azienda a un tavolo con sindacato e lavoratori. E’ da ormai sei giorni che informalmente il tavolo viene “assicurato” per i giorni successivi. Ma ad oggi ancora nulla. Questo ritardo, in una situazione così grave ed urgente, è inaccettabile, la vertenza non è risolta. Cinque lavoratori sono fuori dal proprio posto di lavoro per aver chiesto i diritti minimi. E resta un’azienda spudoratamente nell’illegalità”.
Il 27 aprile, proseguono i Cobas, “la fabbrica era ancora aperta nonostante l’ordine di sospensione dell’attività ricevuto dall’Ispettorato del Lavoro”. I Cobas evidenziano che a seguito di un post del “sindaco Fossi, l’attenzione sembra essersi spostata sull’offerta un imprenditore di San Sepolcro (Arezzo) di assumere i cinque licenziati” ma “trascorsi già diversi giorni, articoli di giornale e servizi tv, nessuno dal Comune si è preoccupato di mettere in contatto i lavoratori con questo imprenditore”.
Per i Cobas “il lavoro delle istituzioni è di lavorare affinché su questo territorio venga debellato lo sfruttamento, per garantire a chi lavora a Campi Bisenzio il diritto di lavorare e di lavorare con dignità. La convocazione di un tavolo in sede istituzionale con azienda e rappresentanza sindacale, richiesto da giorni dai lavoratori, è il minimo”.