Migranti – Geo Barents con 226 persone arrivata al porto di Livorno. Oltre la metà resterà in Toscana, in 90 andranno in Piemonte.
Ha attraccato intorno alle 6.45, alla banchina dell’Alto fondale, accosti 46-47 del porto di Livorno, la nave Geo Barents con a bordo 226 migranti soccorsi in mare nei giorni scorsi. Lo sbarco avverrà nel terminal normalmente utilizzato per le crociere. Dopo l’accoglienza e la prima assistenza da parte di protezione civile, Croce rossa, medici e personale del 118 e al termine delle operazioni di identificazione della polizia, i migranti saranno avviati alle destinazioni previste. Come spiegano dalla prefettura, in 120 rimarranno in Toscana, ripartiti tra tutte le 10 province. Altri 90 andranno in Piemonte, mentre i restanti minori non accompagnati saranno destinati quasi completamente alla provincia di Firenze.
Intorno alle 8 sono sbarcati a terra i primi migranti: si tratta di alcune donne incinte con ustioni che sono state subito avviate all’area medica allestita all’interno del terminal crociere. Al porto sono presenti il questore Giuseppina Stellino, il prefetto Giancarlo Dionisi e l’assessore al sociale del Comune Andrea Raspanti insieme al capo della protezione civile comunale Lorenzo Lazzerini.
Dalla prefettura nel frattempo hanno comunicato la suddivisione dei migranti destinati a rimanere in Toscana: ad Arezzo ne andranno 11, a Firenze 27, Grosseto 11, Livorno 9, Lucca 12, Massa 6, Pisa 13, Pistoia 8, Prato 6 e Siena 11.
“Politiche migratorie fallimentari, diritti umani dimenticati”. Così, riferendosi al Governo, Monia Monni e Serena Spinelli, assessore regionali rispettivamente a protezione civile e politiche sociali, che stamani erano al porto di Livorno ad accogliere la Geo Barents con a bordo 226 migranti iniziati a sbarcare alle 6 al terminal crociere: 175 uomini, 21 donne, anche alcune incente con ustioni, 30 minori di cui 23 non accompagnati. “Questi sbarchi pare che stiano diventando la normalità – osserva Monni – ma non c’è niente di normale, sono ore di navigazione in più, sono torture in più, sofferenze in più, sono la certificazione appunto del fallimento della presidente Meloni sulle politiche migratorie, un fallimento di una donna che non fa che comprimere i diritti delle donne, che si definisce madre ma che si dimentica degli altri figli, quelli di donne come lei, come noi, che però stanno dall’altra parte del mare e consegnano al mare i propri figli nella speranza di fargli avere almeno una vita dignitosa. Viaggi in cui si affrontano torture, deprivazioni, stupri. Una cristiana che si dimentica dei diritti umani, che chiude gli occhi che avrebbe dovuto inseguire gli scafisti per il globo terracqueo e invece ci va a braccetto. Solo pochi giorni fa era in Libia ad ascoltare e fare accordo con il primo ministro libico che l’Alto commissariato Onu ha schedato come trafficante di esseri umani”.
Questa, aggiungono Monni e Spinelli, “è la vera faccia di questo Governo, fatto solo di slogan che sta investendo centinaia di milioni per un opera inutile come un centro di detenzione in Albania che ospiterà pochissime persone”: “Noi abbiamo bisogno di risorse nel sistema di accoglienza diffusa, abbiamo bisogno di una mare nostrum che salvi le persone in mare, di una presidente del Consiglio che batta i pugni in Europa e che combatta perché siano messi in discussione gli accordi di Dublino che scaricano sul porto di approdo la responsabilità dell’accoglienza, non finanziandola in maniera strutturale, civile e umana, efficace. Tutto, aggiungono, “è scaricato sui servizi sociali dei Comuni, sui sindaci”. Per Spinelli il sistema attuale di accoglienza in Italia “smista le persone come se fossero pacchi, senza dargli nessuna opportunità, ma anzi creando difficoltà. E’ un sistema scientificamente e strutturalmente voluto”