Un anno dopo l’alluvione della Piana, che colpì nella notte del 2 novembre molti Comuni tra Campi e Montemurlo, la situazione resta difficile e c’è ancora chi aspetta i ristori e gli interventi di messa in sicurezza.
E’ trascorso un anno, eppure rimangono in essere tutte le condizioni perché la tragedia si ripeta. Un anno dopo l’alluvione della Piana, gli abitanti dei Comuni devastati dalla pioggia del 2 novembre, aspettano ancora. Non a caso si sono costituiti in comitati quasi da subito. E oggi, per prima cosa parlano dello scorso 8 settembre, quando si sono ritrovati a vivere una situazione quasi analoga. Quando piove corrono sui ponti, anche di notte. E’ rimasto il trauma. E il trauma si è calcificato nella burocrazie, gli scarica barile, il taglio dei fondi da parte del Governo. Aziende e cittadini comuni aspettano ancora i ristori, che dovevano essere immediati. In tanti raccontano di un anno trascorso a compilare moduli. Molti lavori di messa in sicurezza non sono finiti o non sono neanche iniziati. Emblematico il caso del torrente Bagnolo, a Montemurlo. A vederlo fa impressione, si è praticamente alzato a livello della strada e per vederlo esondare basterà poco. I Comuni si sono mossi in modo diverso, i cittadini di alcune zone si sono sentiti esclusi dal dibattito pubblico sul cosa fare. Mentre le assicurazioni vanno a nozze, con tutti i rincari del caso, sembrano le uniche ad aver capito che un anno fa, non è successo niente di straordinario. Ma qualcosa che oggi è diventato ordinario. E nell’agenda politica continua a mancare la presa d’atto che il disastro climatico è già qui.