
Pace, cura, lotta e attivismo delle donne nell’incontro tra le opere (di cui una inedita) delle street artist Lediesis e un percorso storico sulle bandiere della pace (di cui una gigante) cucite dalle lavoratrici negli anni Cinquanta: si inaugura mercoledì 5 marzo, e resterà visitabile fino al 25 aprile, la mostra “Peace & Care” nel Semiottagono delle Murate a Firenze, un progetto promosso da Fondazione Valore Lavoro, Cgil Toscana, Filcams Cgil Toscana e Spi Cgil Toscana.
Audio: Jessica Beneforti di Cgil Toscana e la curatrice Serena Becagli
Nel Semiottagono delle murate ci sarà l’incontro tra una grande bandiera multicolore della pace (oltre 18 metri quadrati, riscoperta da Bartolini e Lopa negli archivi della Cgil Toscana) realizzata nel 1953 dalle mezzadre in lotta per i diritti sul lavoro e le opere delle street artist fiorentine Lediesis (con le loro iconiche Superwomen e una creazione inedita), introdotte nel corridoio d’ingresso da 10 pannelli che attraverso immagini (provenienti da vari archivi) e testi ricostruiscono la storia delle bandiere multicolore della pace.
Un incontro che dimostra l’attivismo di oggi e di ieri delle donne su temi che hanno a che fare con diritti, lavoro, pace, giustizia e cura.
Nel 1952 dalla rivista “Le nostre lotte” le donne della CGIL lanciarono la proposta di una prima Conferenza nazionale della donna lavoratrice, raccolta dal III Congresso della Confederazione. La Conferenza si tenne a Firenze nel gennaio del 1954. Nel corso del 1953 si svolsero le assemblee territoriali e delle federazioni sindacali. Fu in questa occasione che le mezzadre della provincia di Firenze realizzarono la loro gigantesca bandiera, che nel linguaggio odierno si potrebbe assimilare ad un “installazione site specific” di tipo politico. Lunga 7, 8 e alta 2, 4 metri, la bandiera venne esposta la prima volta all’Assise provinciale delle mezzadre di Firenze il 29 marzo 1953 e successivamente portata all’Assise nazionale di Siena del 18-19 marzo 1953. Una foto venne pubblicata sul settimanale della CGIL “Lavoro”. La bandiera delle mezzadre fiorentine contiene quasi tutti gli elementi tipici delle bandiere multicolori. Su un lato è composta da un enorme tricolore italiano (altra simbologia ricorrente) e sull’altro dai classici scampoli di tessuti, su cui sono ricamate, stampate o disegnate i nomi delle leghe mezzadrili femminili dei paesi e delle frazioni, slogan per la pace, la Costituzione, la Repubblica, disegni e firme. Al centro spicca una striscia bianca contenente le rivendicazioni sindacali delle mezzadre per il rispetto dei loro diritti e della loro dignità. La bandiera è conservata presso il Centro di documentazione archivio storico Cgil Toscana.
Lediesis partecipano al progetto esponendo alcune opere nell’area del Semiottagono, con le iconiche eroine Superwomen come la “Madonna di Kabul” in cui l’immagine della soldatessa Nicole Gee, con in braccio un bimbo ferito, fa pensare a una “Madonna con bambino” dei nostri giorni, per la quale tenerezza e cura sono segno di speranza anche in parti del mondo dominate dagli orrori della guerra. La fine di ogni ostilità potrebbe davvero ricucirsi in un abbraccio come tra le due ragazze ritratte di spalle di “We believe in unity; ” qui le bandiere israeliana e palestinese sembrano perdere ogni idea di separazione. “Donna + Amore = Pace” è invece il titolo di una rielaborazione bidimensionale della Pietà vaticana di Michelangelo, interpretata dalle artiste fiorentine come una nuova riflessione su un’idea di amore che supera la morte, grazie alla forza e alla tenerezza di una donna e madre. “Sempre Libere” è invece il ritratto di una staffetta partigiana in bicicletta, con fazzoletto rosso al collo e tricolore stampato sul petto. Colori, bandiere e un’idea di rimettere insieme i pezzi, a volte anche molto diversi tra loro ma che possono stare davvero insieme, attraverso la messa in pratica di due parole fondamentali: pace e cura. In occasione di questa mostra Lediesis presentano la nuova opera inedita “We can be heroes”. Le Superwomen sono accomunate da un’incredibile forza d’animo, come furono le lavoratrici che, quasi come un collettivo artistico, cucirono le loro bandiere multicolori per rivendicare il loro ruolo e la voglia di pace.
I pannelli nel corridoio d’ingresso raccontano tramite immagini (provenienti da vari archivi) e testi la storia delle bandiere della pace, e fanno capire quanto fosse sovversivo in certi periodi storici dichiararsi pacifisti. Si tratta di una tradizione di produzione di bandiere della pace autonoma rispetto alle canoniche bandiere arcobaleno, ma che contribuì a sedimentare l’immaginario culturale sulla cui base si è diffusa poi quest’ultima. La bandiera, frutto di un lavoro collettivo, diventa un oggetto politico. Lavorare sugli archivi significa aver cura di corpi simbolici, documenti, testi, immagini, oggetti, per fare in modo che sopravvivano e si conservino.