Dom 24 Nov 2024
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ToscanaCronacaTratta donne nigeriane per prostituzione, fermi anche a Livorno

Tratta donne nigeriane per prostituzione, fermi anche a Livorno

I carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme stanno eseguendo, tra Lamezia, Rosarno (Reggio Calabria) e Livorno, un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di sette soggetti, di cui un italiano e sei nigeriani.

Sono accusati di far parte di un’organizzazione in grado di far arrivare clandestinamente in Italia decine di giovani nigeriane costringendole a prostituirsi, anche con violenze e minacce con riti di magia nera “vodoo/juju”, per ripagare il debito contratto per il viaggio, di 30 mila euro. Le agazze che venivano fatte abortire in casa con la somministrazione di alcuni farmaci o che erano picchiate se non portavano quanto l’organizzazione si attendeva.

I fermati sono indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitĂą e sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della transnazionalitĂ . L’unico italiano finito in manette, Vincenzo CriserĂ , avrebbe avuto un ruolo di fiancheggiatore, una sorta di factotum che accompagnava le ragazze nelle zone dove si prostituivano.

C’era anche un libro contabile in una delle case in cui decine di ragazze nigeriane, tra i 19 e 30 anni, venivano costrette a prostituirsi. Lo hanno trovato i carabinieri di Lamezia Terme che questa mattina, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, sul quaderno venivano appuntati i guadagni di ogni singola ragazza e la cifra ancora da versare per saldare il debito ed essere liberata.

L’inchiesta ha avuto inizio dopo la denuncia presentata ai carabinieri da una delle vittime lo scorso 17 gennaio. La donna ha indicato agli investigatori il luogo in cui risiedeva, le abitazioni delle “madame” e le zone dove vendevano il loro corpo. Per gli inquirenti l’organizzazione poteva contare fino a 100 ragazze, un flusso continuo tanto che tra le Madame che operavano a Lamezia, Amantea e Rosarno era stata creata una cassa comune finalizzata all’acquisto di nuove donne.

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