Lun 23 Dic 2024
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Appalti pubblici: cinque arresti per soldi riciclati da organizzazione a Lucca legata a Casalesi

Lavori pubblici per milioni di euro mai eseguiti, con i soldi degli appalti che venivano riciclati in aziende toscane e campane. È l’accusa nei confronti di un’organizzazione contigua al clan dei Casalesi con base a Lucca sgominata dalla Guardia di Finanza, che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Firenze nei confronti di cinque soggetti.

Cinque misure cautelari personali, 50 perquisizioni e sequestri di beni, nei confronti di imprenditori, contigui al clan dei Casalesi, aziende e relativi prestanome, nonché un funzionario pubblico. E’ il bilancio dell’operazione ”Ghost tender” che la Guardia di Finanza di Lucca ha effettuato oggi, in Toscana e in Campania dopo aver scoperto un giro di appalti, corruzione e riciclaggio ad opera di un’associazione criminale con base a Lucca. L’inchiesta su appalti, corruzione e riciclaggio ha portato alla luce milioni di euro di lavori pubblici mai eseguiti da una serie di aziende e riciclati in imprese toscane e campane. L’operazione  è stata condotta sotto il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, in stretto collegamento investigativo con la direzione distrettuale antimafia di Napoli e la procura della Repubblica di Napoli Nord, la quale, nell’ambito di un distinto contesto di indagini, ha coordinato l’esecuzione di 34 misure cautelari personali. Le investigazioni hanno evidenziato un gruppo criminale, con base in Provincia di Lucca, che ruotava intorno a tre  imprenditori edili residenti rispettivamente  a Lucca, Caserta e Montecarlo (LU), i quali, utilizzando società con sede in Toscana e Campania, molte delle quali “apri e chiudi” ed intestate a prestanome, attraverso turbative d’asta attuate con “accordi di cartello”, si sono aggiudicate oltre 50 commesse della ASL 3 di Napoli Sud, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”, banditi per importi al di sotto di valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario imbastire formale gara di appalto. In questo modo, l’invito a partecipare veniva sistematicamente effettuato ad imprese, riconducibili al sodalizio, le quali, a turno, risultavano aggiudicatarie dei lavori. Questi ultimi, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti.  I soldi venivano riciclati in attività immobiliari come l’acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di società del gruppo con sede in Provincia di Lucca e Grosseto. Una parte dei profitti veniva inoltre trasferita e, all’occorrenza, monetizzata attraverso pagamenti di forniture fittizie ad una società. Ad alcuni tra i soggetti oggi arrestati è stata contestata l’aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa dei casalesi “fazione Michele Zagaria”, notoriamente radicata nel casertano  e con ramificazioni in Toscana, nel Lazio e in Emilia Romagna, da sempre caratterizzata per il suo particolare attivismo nel mondo imprenditoriale e nel settore degli appalti pubblici.