L’Italia a Hollywood è il titolo della mostra al Museo Ferragamo, aperta dal 24 maggio 2018 al 10 marzo 2019.
L’Italia a Hollywood esplora il periodo che va dal 1915 al 1927, cioè gli anni che Salvatore Ferragamo trascorse in America prima di fare ritorno in Italia. E si tratta di anni che furono cruciali, perché videro il passaggio del testimone culturale nel campo del cinema dall’Italia agli Stati Uniti.
Prima della nascita di Hollywood infatti era Torino il centro di produzione del cinema più importante ed effervescente del mondo. Fu proprio a Torino che quel geniaccio di Giovanni Pastrone si invento’ i “kolossal”. Il suo film Cabiria, girato tra le Langhe, le Alpi, la Sicilia e la Tunisia nel 1912 e uscito nel 1913 fu un successo planetario. Ma planetario davvero: infatti rimase in programmazione un anno nelle sale di Parigi e di New York, e fu il primo film proiettato alla Casa Bianca.
E’ riconosciuto da tutti che Cabiria influenzò profondamente il cinema americano. Martin Scorzese ebbe occasione di dire a Cannes che “tutto cominciò con Cabiria“, sia dal punto di vista artistico che tecnico – per l’invenzione dei dolly e degli effetti speciali, tra le tante altre cose. Purtroppo per l’Italia però quello che sembrava l’inizio di una felicissima stagione artistica svaporò poi nel nulla grazie alla Prima Guerra mondiale.
Salvatore Ferragamo emigrò da Bonito, provincia di Avellino, proprio nel 1915, con l’intenzione di stabilirsi insieme a dei fratelli che l’avevano preceduto e si erano fermati sulla East Coast. Ma a lui Boston non piacque e decise di andare a tentare la fortuna in California.
Fu una decisione felice. Santa Barbara ospitava vari studi di registrazione e Ferragamo ne capì tutto il potenziale. Cominciò così a lavorare creando calzature per attori, e soprattutto attrici, che avrebbero poi fatto grandi carriere, e che gli sarebbero rimasti fedeli. Personaggi che diventeranno celeberrimi, come Mary Pickford, Pola Negri, Charlie Chaplin, Joan Crawford, Lillian Gish, Rodolfo Valentino… Per non parlare dei registi, trai quali D. W. Griffith e Cecil B. DeMille.
Quando poi l’industria cinematografica decise di spostarsi più vicino a Los Angeles, in una nuova zona appena lottizzata, ecco un’altra decisione felice e lungimirante: anche Ferragamo si spostò a Hollywood e vi aprì il suo primo negozio. Il resto è storia.
La mostra racconta questa storia e quella nascita di Hollywood, inquadrandole anche nel fenomeno più vasto dell’emigrazione italiana. Lo fa utilizzando una messe di documenti poco noti che rendono L’Italia a Hollywood una mostra interessante anche a chi non si cura di scarpe e di moda.
La mostra infatti racconta anche dell’emigrazione italiana, di come questa fosse suddivisa per regioni e di come gli italiani venivano visti (e snobbati) dalla popolazione statunitense. Un ricordino di quando gli emigrati eravamo noi, insomma.
In più, L’Italia a Hollywood analizza gli influssi della cultura italiana su quella americana in vari settori, dal cinema all’architettura, all’arte, all’artigianato.
Nel 1915 ebbe luogo una grande mostra a San Francisco che presentò tanta arte italiana. Prendendo avvio da questa, L’Italia a Hollywood presenta tanti quadri e sculture difficili da vedere insieme e ricostruisce con dovizia di particolari un periodo davvero molto interessante.
La mostra approfondisce poi la vita e la carriera di quattro personaggi emblematici di questo riversarsi di talenti italiani oltreoceano: si tratta di due uomini e due donne, cioè di Rodolfo Valentino ed Enrico Caruso, e di Tina Modotti e Lina Cavalieri.
Non furono i soli. La mostra infatti racconta anche dei molti altri italiani e italiane che contribuirono, spesso in maniera importantissima, allo sviluppo del cinema, della musica, delle arti e dell’economia statunitensi. Si arriva fino ai nostri giorni.
L’Italia a Hollywood è una mostra che offre l’occasione di imparare molto su un periodo della nostra storia non ancora conosciuto come dovrebbe, nonché su quanto abbia dato l’Italia a Hollywood.
Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono mie, a parte quella celeberrima di Lewis Hine, Immigrati Italiani a Ellis Island, del 1905. Tutte le info pratiche per la visita al museo le trovate qui.