Mar 24 Dic 2024
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ToscanaCronacaCave Massa Carrara, Giubilaro: lavoratori reticenti a parlare di incidenti

Cave Massa Carrara, Giubilaro: lavoratori reticenti a parlare di incidenti

Oggi il procuratore di Massa Carrara Aldo Giubilaro è intervenuto a palazzo Ducale all’incontro presieduto dal presidente della Regione Enrico Rossi per fare il punto sul piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo nelle cave del distretto Apuo-Versiliese. “Non voglio parlare di omertà, ma c’è reticenza a parlare”.

“In altre zone si parlerebbe di omertà, io questa parola non la voglio accostare al mondo delle cave ma ho riscontrato, purtroppo troppa reticenza tra gli stessi lavoratori del marmo quando si tratta di ascoltarli per inchieste tese a far luce su incidenti o reati di carattere penale e ambientale”. Così ha parlato Giubilaro riguardo i recenti avvenimenti nelle cave di marmo di Massa Carrara, che hanno visto da ultimo la morte di un operaio di 37 anni.

“Mi spiace che oggi non siano presenti i sindacati dei lavoratori – ha aggiunto il procuratore -, occorrerebbe una svolta epocale. Quando i lavoratori sono chiamati in procura come persone informate sui fatti si assiste quasi sempre a risposte di circostanza, bisogna invece avere più coraggio per affermare la legalità”.

Il procuratore ha poi detto che quasi tutte le segherie del piano ispezionate non erano in regola: “Su 19 aziende controllate, ben 18 operavano in maniera illegale soprattutto nello smaltimento della cosiddetta marmettola, il residuo della lavorazione del marmo, che finiva nei torrenti d’acqua”.

Nel comprensorio apuo-versiliese, spiega una nota, si contano più di trecento cave di marmo. Quelle attive sono attorno alla metà: novanta in provincia di Massa Carrara, sessanta in quella di Lucca. Nel 2018 l’Asl Toscana nord ovest registra, nei primi sei mesi dell’anno, già 605 controlli, con una media di 8 o 9 a cava: 211 nel lucchese, 394 a Massa Carrara, e 168 nei laboratori sui 360 programmati. Ne sono scaturite quindici ‘non conformità’ e due sanzioni amministrative.

L’Arpat ha invece svolto 60 sopralluoghi nei primi sei mesi del 2018: 49 hanno riguardato le cave (ne sono state controllate 34 su sessantacinque) e 11 impianti esterni. Gli esiti complessivi sono stati 24 comunicazioni di reato ed altrettante sanzioni amministrative: dodici riguardano la gestione delle acque, altre dieci lo smaltimento dei rifiuti.