Mer 27 Nov 2024
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ToscanaCronacaA Palazzo Pitti, una mostra sulle avanguardie artistiche dell'Uzbekistan

A Palazzo Pitti, una mostra sulle avanguardie artistiche dell’Uzbekistan

Dal 16 aprile fino al 30 giugno a Palazzo Pitti si terrà la mostra “Uzbekistan: l’avanguardia nel deserto. La luce e il colore” per conoscere attraverso dipinti a tela e tessuti una delle più originali avanguardie dell’Asia centrale, quella fiorita in Uzbekistan nei primi decenni del ‘900.

“Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto” è un progetto unitario che si sviluppa su due
sedi: Palazzo Pitti, a Firenze (dal 16 aprile al 30 giugno, negli spazi dell’Andito degli
Angiolini) e Ca’ Foscari Esposizioni, a Venezia (dal 16 aprile a fine settembre).
Il progetto espositivo è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed
è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri.

A essere presentate in questa doppia mostra sono 150 opere, soprattutto dipinti su
tela, affiancati da una selezione di testimonianze della tradizione tessile uzbeka. Le
opere provengono dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus.
La sezione del progetto espositivo di Firenze si intitola alla luce e al colore. Il sottotitolo
deriva idealmente da un passo illuminante dell’Autobiografia di Igor’ Savickij:
«Questi luoghi sono caratterizzati da un colorito sottile, dove il colore – in un’infinita
varietà di combinazioni e di armonie – ti forza ad arricchire la tua percezione ed
ammaestra l’occhio a essere particolarmente sensibile a queste variazioni
raffinatissime e al contempo intense e pittoresche che non solo rendono i luoghi
particolarmente attraenti, ma li trasformano anche in un’originale scuola che sviluppa
la percezione del colore e della luce e conferisce particolare vivacità alla visione
cromatica».

Nelle opere, realizzate negli anni Venti e Trenta da Volkov, Tansykbaev, Karachan,
Nikolaev (Usto Mumin), Elena Korovaj, Nadežda Kašina e molti altri,
indipendentemente dal fatto che si tratti di dipinti su tela o su carta o che siano stati
creati a Samarcanda, Bukhara o Tashkent, si entra in un mondo incantato, pieno di
colori, luce, osservazioni vivide e connotazioni simboliche, che derivano da tradizioni
occidentali, russe e orientali: un mondo che esisteva ben prima che gli artisti lo
raffigurassero nei loro segni. Si può in qualche modo percepire una affinità con le opere di artisti come Paul Gauguin, armonizzando la tradizione e la strada
all’innovazione.

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