Sul suo profilo Twitter, sotto al nome c’è scritto ”straniero come tutti”. Addio a Vittorio Zucconi, 75 anni, giornalista e scrittore italiano naturalizzato statunitense. La sua firma è apparsa in prima pagina sui tre principali quotidiani d’Italia, La Stampa, il Corriere della Sera, La Repubblica. Si è spento nella sua casa di Washington per una grave e veloce malattia.
Zucconi è noto anche per il suo attivismo contro la pena di morte negli Stati Uniti d’America. Originario di Bastiglia (provincia di Modena), figlio di Guglielmo Zucconi, giornalista (fu direttore della Domenica del Corriere e del Giorno) e deputato della Democrazia Cristiana, e fratello di Guido.
Vittorio Zucconi è stato il primo giornalista italiano di un grande quotidiano inviato come corrispondente a Tokyo (idea di Giorgio Fattori che dirigeva all’epoca la Stampa). E’ stato
corrispondente da Bruxelles quando l’Europa era ancora in formazione, da Mosca durante la guerra fredda, da Parigi, da Washington, per la durata di sei presidenti, un trentennio.
Ha raccontato l’America attraverso molti presidenti e le sue corrispondenze dagli Usa sono state autentica letteratura grazie a una prosa garbata ma pungente, elegante e dissacratoria, a volte cruda, ironica, spesso divertente. Graffiante e diretto negli interventi
televisivi, elegante e godibile negli innumerevoli saggi che ne hanno consacrato il successo anche come scrittore. E’ stato direttore dell’edizione web di “Repubblica” dalla creazione fino al 2015 e per molti anni direttore dell’emittente Radio Capital fino al 2018, quando ha lasciato il timone a Massimo Giannini. Esperienze che hanno testimoniato la sua poliedricità, che lo ha caratterizzato tra i più apprezzati giornalisti italiani.
“L’Italia perde un grande giornalista, un immenso narratore del nostro tempo, un’intelligenza rara. Ciao Vittorio Zucconi che la terra ti sia lieve”. Lo scrive su twitter Dario Nardella, sindaco di Firenze.