La coppia di fiorentini rimasta bloccata a Manila durante un percorso di adozione è rientrata a Firenze. Negativi al tampone coniugi e figlio adottivo. Erano nelle Filippine dal 21 maggio.
“Questa volta ti parlo dalle Cure, a Firenze. Un luogo più confortevole”. Confortevole. Usa questa parole Francesco Sozzi per raccontare del disagio vissuto in quasi un mese nelle Filippine. Ora hanno fatto rientro in Italia, Francesco ed Elisabetta e il loro figlio adottivo. A Manila erano rimasti bloccati a causa della positività del minore al Covid.
Una storia travagliata certo, ma che poteva prendere una piega peggiore, come capitato ai coniugi di Campi Bisenzio in India. Resta la domanda: perché le persone costrette a completare il loro percorso di adozione durante una pandemia non hanno avuto una corsia preferenziale per vaccinarsi prima di partire? La domanda sembra adesso appartenere al passato, relegata nell’archivio degli infiniti errori commessi durante questo ultimo anno e mezzo.
In questo mese abbiamo raccontato passo dopo passo, la storia di Francesco ed Elisabetta e per loro questo mese nelle Filippine resterà solo un ricordo. Arrivati a Manila il 21 maggio avevano potuto incontrare il loro figlio, dopo dieci giorni in isolamento. Poi, il 06 giugno, pochi momenti prima della partenza, era arrivato il test positivo che ha poi costretto tutta la famiglia a trascorrere la quarantena in hotel, naturalmente a proprie spese.
Infine il rientro, mercoledì 16 giugno, e finalmente il ricongiungimento con il loro primo figlio, affidato al nonno per un periodo non breve. Tutto bene dunque. Però Francesco, ai nostri microfoni non riesce a non commuoversi pensando a Simonetta e a suo marito Enzo, ancora ricoverato in gravi condizioni a Careggi. Il pensiero di Francesco va a loro, memore dell’odissea che hanno vissuto per tornare in Italia, con un volo organizzato grazie ad una raccolta fatta da loro amici e non dallo Stato.