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Aferpi, per ad Cevital “azione legale colpirà solo dipendenti”

Dopo la decisione del Ministro Calenda sullo scioglimento del contratto, arrivano le accuse dell’ad di Cevital: “rischio attesa di anni, noi rispettato adempimenti formali”

Dopo che nella giornata di lunedì una delegazione delle Rsu di Aferpi era andata a manifestare sotto al Mise, consegnando una lettera al ministro Carlo Calenda in cui si chiedeva di accellerare il passaggio dell’azienda nelle mani di soggetti già attivi nella siderurgia, il ministro dello Sviluppo Economico ha deciso di far partire un’azione legale per scindere il contratto Aferpi-Cevital.

“Abbiamo dato mandato di partire con l’azione legale. Siamo sempre alla solita storia, sono stanco di essere preso in giro”, questo il commento di Calenda al termine dell’incontro con i vertici dell’azienda.

“Siamo rimasti sorpresi dalla decisione del ministro Calenda di dare avvio dell’azione legale ai danni di Cevital. Pensiamo che questo tipo di strada avrà solo una vittima, i 2000 dipendenti, appesi per anni alle decisioni della giustizia”. E’ quanto spiega all’ANSA Said Benikene, ad di Aferpi e di Cevital che aggiunge: “Ci auguriamo che non si prosegua sulla strada del contenzioso legale che altrimenti ci vedrà costretti a difenderci, avendo dalla nostra il rispetto di tutti gli adempimenti formali”.

“Crediamo nel nostro progetto di rilancio delle acciaierie di Piombino” e “stiamo continuando a lavorare per presentare il nostro piano industriale entro la fine di dicembre, come previsto dall’addendum”. prosegue Said Benikene “Crediamo nel nostro progetto di rilancio – spiega l’ad – attraverso la riapertura dell’alto forno e la costruzione di una nuova fornace elettrica per tornare a coprire dall’inizio il processo del value chain. Per farlo abbiamo individuato dei partner solidi ed affidabili, Sinosteel e Magnum Steel, e riteniamo che la congiuntura favorevole del mercato dell’acciaio ci permetterebbe la massima valorizzazione delle nostre scelte”.

E’ intervenuto anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: “Per Piombino, ci eravamo messi a disposizione di Rebrab, perchè era stato scelto dal governo e abbiamo fatto quello che potevamo, perchè nel rispetto delle regole potesse adempiere a quello che si era impegnato a fare. Purtroppo, abbiamo visto ci sono delle inadempienze notevoli. Il
governo ha deciso di rompere il contratto. Aspettiamo fiduciosi che nel più breve tempo possibile si riprenda l’attività produttiva e, quindi, i lavoratori possano avere una paga regolare. E vorremmo soprattutto che non si perda di vista l’obiettivo: a Piombino bisogna tornare a produrre acciaio”.

“A Piombino – ha aggiunto – si è cominciato qualche millennio fa a fondere il ferro. Adesso
bisogna tornare a produrre la quantità di acciaio necessaria per far lavorare i laminatoi e altri prodotti. Il messaggio che mando è fare presto – ha concluso -, anche perchè questo è il modo serio per tutelare i posti di lavoro”.

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