Appello di Cospe, ong di Firenze titolare fino al 2018 di progetti per i diritti umani nelle 34 province dell’Afghanistan. Ora tanti ex collaboratori locali sono in pericolo di vita. “Stiamo agendo sulle nostre autorità per evacuare lei e tutti gli altri”, spiega una cooperante della ong, Silvia Ricchieri.
Mentre in TV mondovisione i Talebani mostrano il loro volto sorridente ed accomodante, rassicurando il mondo, la realtà rischia di essere ben diversa. Secondo quanto denuncia infatti il Cospe, ong di Firenze titolare fino al 2018 di progetti per i diritti umani nelle 34 province dell’Afghanistan, bisogna evacuare al più presto da Kabul, perché, un’attivista che ha visto durante l’avanzata dei talebani nella provincia di Takhar razzie di bambine casa per casa, per essere date in spose ai miliziani come bottino di guerra.
L’attivista è fuggita verso la capitale e rischia di essere uccisa perché testimone di stupri e uccisioni. “Stiamo agendo sulle nostre autorità per evacuare lei e tutti gli altri”, spiega una cooperante della ong, Silvia Ricchieri.
“La nostra attivista afgana ora è nascosta da qualche parte, forse a Kabul, e chiediamo che possa essere portata via”, prosegue la cooperante della ong Cospe parlandone da Firenze. “Ci ha comunicato qualche giorno fa – ricostruisce Silvia Ricchieri – che durante l’avanzata nella sua provincia, molto rapida, i talebani sequestravano le bambine dalle case, picchiando e forse anche uccidendo i familiari che si opponevano. Non c’è stato il tempo di mettere in salvo le bimbe, è stato tutto veloce, ci ha fatto capire dai suoi messaggi. Lei è scappata verso la capitale sperando di poter uscire dal Paese, crediamo che si sia nascosta da qualche parte. La riteniamo in grande pericolo di vita”.
I fatti di cui l’attivista Cospe è stata testimone sono recenti, di due-tre settimane fa. Dai racconti, oltre al metodo sistematico di cercare bimbe nelle abitazioni, che in quanto nubili possono essere date in spose (fino a quattro donne per uomo secondo la legge coranica), risulterebbe che molte piccole, anche di 7-8 anni di età, sono morte negli stupri. La sua testimonianza – viene spiegato dalla ong – è decisiva e il suo ruolo di attivista è tracciabile dai talebani.
I cooperanti italiani del Cospe seguono le vicende anche degli altri ex collaboratori con molta apprensione. Tra i progetti umanitari attuati per molti anni, e ormai chiusi, anche quelli di assistenza legale e psicologica a Kabul ed Herat, per donne sopravvissute alla violenza domestica e di case-rifugio per ospitare quelle che si erano dovute allontanare dalle famiglie.