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Aids. Toscana terza regione per contagi

Oggi è la Giornata mondiale per la lotta all’Aids. La Toscana, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Centro Operativo Aids, continua ad avere un tasso di incidenza maggiore rispetto a quello nazionale (7,1 per 100.000 vs 5,7 per 100.000 residenti) e si colloca al terzo posto tra le regioni, preceduta da Marche (7,2 per 100.000) e Lazio (8,5 per 100.000). Promossi in Toscana incontri tra esperti e studenti delle scuole secondarie di secondo grado, per fornire informazioni su Hiv e Aids, parlare di prevenzione e dei servizi ai quali i ragazzi possono rivolgersi.

Il test, anonimo e gratuito in tutte le strutture pubbliche

I dati epidemiologici evidenziano che più della metà delle nuove infezioni da Hiv viene diagnosticata in una fase avanzata della malattia, il che comporta una compromissione del sistema immunitario. La maggioranza delle persone che scoprono di essere Hiv positive al momento della diagnosi di Aids risulta aver contratto l’infezione attraverso contatti eterosessuali. Questi dati esprimono una scarsa percezione del rischio da parte della popolazione generale.

L’infezione da Hiv può essere del tutto asintomatica per molti anni, perciò ciò che deve condurre una persona ad eseguire il test non è  la presenza di sintomi, ma semplicemente la consapevolezza di aver tenuto un comportamento a rischio di contrarla. Scoprire precocemente di aver contratto l’infezione permette di ottenere una migliore risposta alle terapie attraverso le quali oggi è possibile bloccare l’evoluzione della malattia; per questo è importante fare il test Hiv che consiste in un normale prelievo di sangue. Il test presso le strutture pubbliche è gratuito, anonimo e non richiede la prescrizione da parte del medico.

Attualmente l’unica reale protezione per evitare il contagio dal virus Hiv e dalle malattie sessualmente trasmesse è basata sull’adozione di comportamenti individuali responsabili e sicuri, che permettono di ridurre fortemente il rischio di trasmissione dell’infezione. E’ quindi fondamentale promuovere, attraverso una corretta informazione rivolta a tutta la popolazione, l’adozione di comportamenti sicuri, con lo scopo di ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione.

La App I Love Safe Sex

Per dare informazioni corrette e contrastare questo fenomeno, nel 2014, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana e con il supporto delle aziende sanitarie, Regione Toscana ha realizzato un’applicazione scaricabile su Android e iOS e reperibile nel sito regionale sulla piattaforma Open Toscana, intitolata I Love Safe Sex, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sul tema e fornire informazioni “smart” corrette dedicate. L’applicazione offre informazioni mediche complete sulle malattie sessualmente trasmissibili, indicando per ognuna di queste, quali sono le modalità di trasmissione, i sintomi, la cura e come proteggersi. E’ inoltre disponibile un elenco completo e aggiornato dei centri prelievo a cui rivolgersi per fare in forma anonima e gratuita il test HIV.

Complessivamente  sono stati 2.530 i download su smartphone e iphone.

Aids, i dati epidemiologici (fonte Ars, Agenzia Regionale di Sanità)

In Toscana, come nella maggior parte delle regioni italiane, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv presenta un andamento stabile tra il 2009 e il 2016. L’incidenza per area geografica mostra valori più elevati al Centro, seguita dalle regioni del Nord e infine dal Sud e Isole. La Toscana, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Centro Operativo Aids, continua ad avere un tasso di incidenza maggiore rispetto a quello nazionale (7,1 per 100.000 vs 5,7 per 100.000 residenti) e si colloca al terzo posto tra le regioni, preceduta da Marche (7,2 per 100.000) e Lazio (8,5 per 100.000).

Nell’intero periodo sono state notificate in Toscana 2.414 nuove diagnosi di infezione da Hiv (298 con un tasso di notifica di 8,0 per 100.000 residenti nel 2016). L’83,9% dei casi notificati riguarda il genere maschile (rapporto maschi/femmine 5,2:1; incidenza maschi: 13,9 per 100.000; femmine: 2,5 per 100.000).

L’età mediana al momento della diagnosi di infezione di Hiv appare relativamente costante (40 anni per i maschi e 35 anni per le femmine). Le femmine continuano a mantenersi più giovani dei maschi alla diagnosi: nell’ultimo biennio il 44,1% delle donne ha scoperto la sieropositività tra i 20 e i 39 anni, nelle età legate alla gravidanza. In entrambi i generi tuttavia la classe più frequente è quella degli over 50, con il 27,9% delle nuove diagnosi, in aumento negli anni (erano il 18% nel biennio 2009-2010). L’età minima, escludendo i casi a trasmissione verticale, è di 17 anni. I casi pediatrici, che presentano quasi tutti modalità di trasmissione verticale tra madre e figlio, sono divenuti eventi rari, grazie alla terapia antiretrovirale somministrata alla madre sieropositiva e all’introduzione del test per Hiv tra gli esami previsti nel libretto di gravidanza. Nell’intero periodo di sorveglianza i casi pediatrici sono stati 8. Nessun caso è stato segnalato nel 2016.

I pazienti con nazionalità straniera a cui viene diagnosticata una infezione da Hiv sono stati 644 (il 26,8% del totale), con un tasso di notifica più di tre volte superiore a quello degli italiani.

La maggioranza delle infezioni da HIV è attribuibile a contatti sessuali non protetti. I rapporti eterosessuali rappresentano la modalità di trasmissione nettamente più frequente per le donne (90,8%). Nei maschi il contagio è nel 51,6% dei casi omosessuale e nel 35% eterosessuale. Le persone che si sono infettate a causa dell’uso di droghe iniettive sono intorno al 5%.

La modalità di trasmissione eterosessuale è la modalità più frequente per gli ultra cinquantenni. Una quota importante di pazienti si presenta tardi alla prima diagnosi di sieropositività, evidenziando già un quadro immunologico compromesso. Una diagnosi tardiva dell’infezione Hiv comporta, oltre ad un conseguente ritardo dell’inizio del percorso terapeutico, una ridotta efficacia della terapia, in quanto è più probabile che il paziente presenti infezioni opportunistiche che rischiano di compromettere l’effetto della terapia. Inoltre nei pazienti con infezione avanzata, il virus tende a replicarsi più velocemente, determinando un aumento della carica virale e un conseguente rischio di infezione. Un caso di Hiv su 5 è già in Aids conclamato al momento della diagnosi di sieropositività.

L’andamento dei casi di Aids in Toscana è analogo a quello nazionale: si evidenzia un incremento dell’incidenza dall’inizio dell’epidemia sino al 1995, seguito da una rapida diminuzione dal 1996 fino al 2000 e da una successiva costante lieve diminuzione, che si è assestata nell’ultimo quinquennio a circa 80 nuovi casi l’anno, 76 nel 2016. L’incidenza per area geografica mostra in Italia la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia nel nostro Paese, come risulta dall’incidenza che è mediamente più bassa nelle regioni meridionali. La Toscana, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Centro Operativo Aids, continua ad avere un tasso di incidenza maggiore rispetto a quello nazionale (1,3 per 100.000 vs 1,9 per 100.000 residenti) e si colloca al quarto posto tra le regioni, preceduta da Liguria, Marche e Umbria (8,0 per 100.000).

In Toscana, dall’inizio dell’epidemia (i casi si registrano dal 1° gennaio 1987, ma casi di Aids ci sono stati anche prima) al 31 dicembre 2016, sono stati notificati 4.747 nuovi casi di Aids, il 78,6% dei quali di genere maschile. I casi pediatrici risultavano 57: 53 casi registrati prima del 2001, 1 nel 2006, 1 nel 2011, 1 nel 2012 ed 1 nel 2015. Ci si ammala di Aids in età sempre più avanzata: l’età mediana alla diagnosi presenta, nel corso degli anni, un aumento progressivo sia per i maschi che per le femmine, sino a raggiungere 49 anni nei primi e 40 nelle seconde, e mantenendosi sempre più elevata per i maschi.

L’assestamento delle nuove diagnosi è una conseguenza dell’allungamento del tempo di incubazione dell’Aids, dovuto all’effetto della terapia antiretrovirale combinata. A fronte di una stabilizzazione dei casi notificati si contrappone un forte incremento dei casi prevalenti, cioè tutti i malati in un dato periodo (1.910 al 31/12/2016), legato all’aumento della sopravvivenza.

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