Giovedì 5 marzo alle ore 20.45 andrà in scena al teatro Metastasio di Prato “Macbeth, le cose nascoste” di Angela Dematté e Carmelo Rifici, tratto dall’opera di William Shakespeare. Dopo “Ifigenia, liberata”, Carmelo Rifici prosegue la sua indagine sugli archetipi dell’inconscio collettivo. Ancora una volta il teatro si fa spazio di condivisione profonda.
Come in “Ifigenia, liberata”, ma in modo ora dirompente, in “Macbeth, le cose nascoste”, Rifici cerca nella destrutturazione, un nuovo spazio di condivisione tra attori e spettatori, per indagare sul rapporto del mondo contemporaneo con la pulsione e il desiderio. Il lavoro guarda negli occhi la dimensione archetipica, sottesa al testo shakespeariano e decide di affrontarla, chiedendo l’appoggio e la complicità di una coppia di psicanalisti junghiani.
Dal confronto con loro e dall’esplorazione ben più che teorica del rapporto psicanalista/paziente/oggetto scaturisce una rinnovata lettura del testo e del lavoro con gli attori. Allo stesso modo, aleggia l’intuizione che, per questo lavoro, sia necessario costruire una diversa relazione con il pubblico, che lo porti a dialogare realmente con quell’aspetto di pulsione e desiderio che è alla base non solo del Macbeth, ma delle ragioni per cui il progetto ha avuto inizio.
“Thrice to thine, and thrice to mine, and thrice again, to make up nine”. Il numero tre sembra appartenere alla logica di indagine sul materiale testuale ed immaginifico: si pensa ad un adattamento del testo per tre personaggi, si ragiona su una tripartizione dell’azione (rapporto con il pubblico, rapporto fra l’attore e il proprio inconscio, relazione/messinscena del testo shakespeariano), si affronta la ricerca ed il viaggio verso lo spettacolo con un dialogo fra il regista e l’autore, la drammaturga e il dramaturg.
Repliche dello spettacolo fino all’8 marzo, feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30