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Al Teatro del Maggio va in scena La Traviata

La trilogia verdiana si compone definitivamente al Teatro del Maggio, dopo Il trovatore e Rigoletto venerdì 21 settembre va in scena La traviata.

Il filo conduttore più evidente ed emblematico, che apre e chiude le tre opere verdiane della cosiddetta trilogia verdiana, ossia il Tricolore si accenderà sul palcoscenico del Teatro del Maggio anche per il terzo titolo in programma: da venerdì 21 settembre  – e seguito da altre quattro repliche il 23, 25, 27 e 30 settembre – va in scena La Traviata. Drammaturgia e regia di Francesco Micheli; sul podio Fabio Luisi.

Dei tre che compongono la bandiera italiana il colore emblema de La Traviata è il bianco, simbolo della purezza, colore delle camelie (la storia è ispirata al racconto La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio), che rappresenta il candore di Violetta. Un candore interiore, che va ben oltre i vestiti discinti con cui è abbigliata (nella regia di Francesco Micheli Violetta è una ballerina di burlesque e indossa abiti molto vistosi) e che guarda piuttosto all’autenticità del suo animo.

Cenni storici:
Il soggetto della Traviata (1853) fu concepito da Verdi per essere ambientato nei tempi presenti. E il legame, davvero scottante, con il mondo contemporaneo è ancora accresciuto dal fatto che la protagonista dell’opera rinvia alla più celebre cortigiana della Parigi di Luigi Filippo, Alphonsine Plessis, che nel febbraio 1847 era morta tisica all’età di soli ventitré anni. L’anno successivo, Alexandre Dumas figlio, che della giovane cocotte era stato notoriamente amante, pubblicò il romanzo “a chiave” intitolato La dame aux camélias e ispirato alla vita di Alphonsine, ribattezzata per l’occasione Marguerite Gautier. Il successo del libro fu tale che Dumas ne trasse, con lo stesso titolo, anche una pièce teatrale, che andò in scena a Parigi nel febbraio 1852 mentre Verdi stava soggiornando nella capitale francese. Il compositore si era appena impegnato con il Teatro La Fenice di Venezia a scrivere un’opera nuova per il carnevale 1853. Malgrado la bruciante attualità del soggetto, l’argomento del libretto – della cui stesura fu incaricato Francesco Maria Piave – venne spostato prudentemente all’epoca di Richelieu e riuscì a passare il vaglio della censura. Non sappiamo quando Verdi incominciò a scrivere la musica, ma dagli abbozzi conservati a Sant’Agata e recentemente pubblicati a cura di Fabrizio Della Seta si evince che il nuovo soggetto accese di colpo la fantasia creativa del compositore. In uno schizzo preparatorio compaiono ancora i nomi di Dumas, prova che fu scritto persino prima che Piave stendesse la “selva” del libretto. In ogni caso la partitura fu composta tra la fine di gennaio e i primi di marzo 1853, dopo che il musicista fu tornato d Roma, dove aveva messo in scena Il trovatore, composto nell’autunno precedente. La traviata è una delle opere che segna l’entrata del realismo nel melodramma italiano. Benché, com’è ovvio, essa attenui la portata di alcuni momenti scabrosi legati al tema della prostituzione (attenuazione già presente in Dumas nel passaggio dal romanzo alla pièce), è significativo che il libretto, dapprima intitolato romanticamente Amore e morte, sia stato ribattezzato da Verdi La traviata. Benché egli abbia dovuto accettare di retrodatare l’ambientazione, non c’è alcun dubbio che l’opera parli del mondo contemporaneo, del mondo mondano-borghese, per evidenziarne la volgarità, per denunciarne l’ipocrisia. A riprova di ciò basti pensare alla centralità che nella partitura verdiana assume il ballo contemporaneo par excellence, ovvero il valzer. Dal famoso brindisi del primo atto, un valzerone che accompagna l’epicureismo da quattro soldi del demi-monde, al febbrile e nervosissimo “Sempre libera”; dal valzer citato come tale nella festa del primo atto (“Non gradireste ora le danze?”) a quello trasfigurato e straziante di “Dite alla giovine” nel duetto tra Violetta e Germont del secondo atto; dal valzerino dei “mattadori”, nella festa del secondo atto, al sublime “Alfredo, Alfredo, di questo core” sembra quasi che il valzer sia sempre nascosto tra le pieghe della partitura della Traviata. Insomma, anche se i personaggi in scena sono stati travestiti a lungo da moschettieri alla Dumas padre, il pubblico non ha mai cessato di percepire la storia di Violetta Valéry come una storia in tutto e per tutto contemporanea.

La Traviata

Direttore e maestro concertatore Fabio Luisi
Progetto drammaturgico e regia Francesco Micheli
Regista collaboratore Valentino Villa
Scene Federica Parolini
Costumi Alessio Rosati
Luci Daniele Naldi

Violetta Valéry Zuzana Marková
Flora Bervoix Ana Victoria Pitts
Annina Marta Pluda
Alfredo Germont Matteo Lippi
Giorgio Germont Giuseppe Altomare
Gastone Gregory Bonfatti (21, 23 e 30 settembre) e Claudio Zazzaro (27 e 29 settembre).
arone Douphol Dielli Hoxha
Marchese d’Obigny Min Kim
Dottor Grenvil Adriano Gramigni
Giuseppe Luca Tamani / Fabrizio Falli (23, 27)
Un domestico Nicolò Ayroldi / Nicola Lisanti (23, 27)
Commissionario Antonio Montesi / Giovanni Mazzei (23, 27)

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistente regista Erika Natati
Assistente scenografo Eleonora De Leo
Assistente costumista Giulia Giannino