Una lettera aperta al presidente della Giunta Regionale Eugenio Giani per denunciare lo stato di difficoltà in cui, a detta del sindacato, versa l’ARPAT, l’agenzia regionale toscana per la protezione dell’ambiente
“Gentile Presidente Eugenio Giani, le sarà sicuramente giunta voce che i lavoratori di ARPAT sono in stato di agitazione ormai dall’ottobre 2023. Un grido disperato di chi sta assistendo alla morte per asfissia dell’Agenzia che ha il grave compito di tutelare l’ambiente e, quindi, anche la salute dei cittadini toscani” comincia così la lettera parte della CGIL al presidente Giani dedicata alla situazione dell’agenzia regionale toscana di protezione dell’ambiente.
Secondo la CGIL le cause di questo declino sono molteplici. Ovvero “una Direzione priva di ogni visione strategica ed alla quale non interessa né avere un’Agenzia capace ed autorevole né fornire ai cittadini utili strumenti e conoscenze per la prevenzione ambientale e la gestione del territorio. Una Direzione che, oltre a condannare ARPAT all’inerzia tecnica ed operativa, è solerte nell’adottare politiche coercitive e vessatorie nei confronti del proprio personale, evitando il confronto sindacale o rendendolo vuoto e inconcludente, senza prendere alcuna vera decisione”.
In secondo luogo “il nuovo modello organizzativo di ARPAT, adottato di recente sulla base di direttive della Regione Toscana, vuole trasformare l’Agenzia in un “ufficio regionale” con buona pace della terzietà stabilita per legge nazionale ed in controtendenza ad un percorso condiviso tra Regione, Agenzia e organizzazioni sindacali, che aveva portato alla modifica della legge istitutiva di ARPAT (LR 30/2009) riconoscendone la sua autonomia. Un percorso, purtroppo, non concluso perché non è mai stata assicurata la certezza dei finanziamenti delle attività, presupposti fondamentali per una autonomia sostanziale e non solo formale”.
Ma soprattutto, scrive la CGIL, “i finanziamenti di ARPAT da cui dipende il funzionamento dell’Agenzia, l’assunzione del personale e la sua formazione, l’acquisto della strumentazione, ecc., insomma la propria capacità di essere efficace e garantire le attività di protezione e prevenzione ambientale. Quando i lavoratori dell’agenzia hanno proclamato lo stato di agitazione lo hanno fatto perché ritenevano insufficienti le risorse che la Regione destinava ARPAT”.
Secondo la CGIL “in questi lunghi mesi il dialogo si è incomprensibilmente interrotto per scoprire che la situazione è diventata drammatica, perché le risorse sono addirittura diminuite di oltre 1 milione e 200 mila euro, dato che la Regione non ha coperto i recenti rinnovi contrattuali di comparto e dirigenza”.
Dalla lettura del bilancio preventivo emerge, secondo il sindacato, una situazione ancora più drammatica con la riduzione di oltre il 30 % delle spese per la formazione del personale e una “razionalizzazione” delle voci di spesa, che sinceramente abbiamo difficoltà a comprendere e a misurarne la portata.
“No, Presidente Giani, non possiamo accettare il ridimensionamento della capacità operativa di ARPAT né come lavoratori, né come cittadini, e Giani, non possiamo accettare il ridimensionamento della capacità operativa di ARPAT né come lavoratori, né come cittadini!” afferma la CGIL.
Che conclude chiedendo “Chiediamo quindi con forza, quali elementi minimi per consentire la sopravvivenza di ARPAT, ovvero il il trasferimento integrale delle risorse dovute per il rinnovo contrattuale 2019-21 e analogo impegno per i futuri rinnovi; l’adeguamento annuale del bilancio di ARPAT all’inflazione, per garantire il mantenimento della capacità di spesa; l’apertura di un tavolo tra Regione, Direzione di ARPAT e parti sindacali per condividere una riorganizzazione che garantisca il rilancio dell’Agenzia, la sua autonomia e terzietà ed il riconoscimento di risorse certe e adeguate”.